Foto ©Julien Faugere
Il concerto benefico degli Stuttgarter Philharmoniker, organizzato dalla Kulturgemeinschaft per raccogliere fondi a sostegno del progetto “Kultur Für alle”, una bella iniziativa che consente ogni anno a più di 65000 persone economicamente disagiate di assistere gratuitamente a concerti, mostre e spettacoli teatrali a Stuttgart, prevedeva la partecipazione di un grande nome del concertismo internazionale come Valentina Lisitsa. Purtroppo, la pianista russa ha dovuto dare forfait per motivi di salute ed è stata sostituita da Beatrice Rana, che ha suonato il Secondo Concerto di Prokofiev alla Liederhalle e nella trasferta milanese, dove l’ orchestra ha presentato lo stesso programma alla Sala Verdi del Conservatorio. Di Beatrice Rana avevo sentito parlare in termini molto lusinghieri e devo dire che l’ ascolto dal vivo ha confermato in pieno le aspettative. La giovanissima pianista italiana è nata ad Arnesano, in provincia di Lecce, nel 1993 e ha studiato al Conservatorio di Monopoli con Benedetto Lupo, uno dei massimi virtuosi italiani degli ultimi decenni, e si è diplomata anche in Composizione sotto la guida di Marco Della Sciucca, terminando gli studi a sedici anni di età. Dopo aver frequentato numerose masterclass tenute da solisti di prestigio, si sta attualmente perfezionando alla Musikhochschule di Hannover con Arie Vardi, uno dei massimi docenti attuali, dalla cui scuola sono usciti grandi nomi del concertismo come Yefim Bronfman e Yundi Li. Dopo aver trionfato in numerosi concorsi pianistici di prestigio come il Concorso Muzio Clementi, il Concorso Pianistico Internazionale della Repubblica di San Marino e il Concorso Bang & Olufsen PianoRAMA, nel 2011 ha vinto il primo premio e tutti i premi speciali alla Montreal International Piano Competition e lo scorso anno si è imposta definitivamente all’ attenzione del mondo musicale internazionale ottenendo la Silver Medal e l’ Audience Award nella quattordicesima edizione della Van Cliburn International Piano Competition, un riconoscimento che le ha permesso di iniziare una carriera internazionale ad altissimo livello, con esibizioni in molte delle sale concertistiche più prestigiose a livello mondiale.
Con queste premesse, ero curioso di valutare dal vivo le qualità della giovanissima pianista italiana e la serata alla Liederhalle mi ha confermato che ci troviamo davanti a una personalità artistica già di notevole livello. Beatrice Rana suona benissimo, con un dominio della tastiera assolutamente completo, un suono potente e timbrato in tutta la gamma dinamica e una carica virtuosistica davvero impressionante. Ma questo non è raro al giorno d’ oggi. Ho avuto più volte occasione di scrivere che nella nostra epoca sta crescendo una generazione di giovani concertisti dal livello di preparazione elevatissimo, tanto da far pensare ad una vera e propria epoca d’ oro soprattutto per quanto riguarda i violinisti e i pianisti. La cosa che mi interessa verificare in questi casi è se e come queste qualità tecniche sono al servizio di una personalità musicale definita e devo dire che Beatrice Rana possiede in pieno questa qualità. Quello che colpisce nel pianismo di questa giovane italiana è il carisma, la comunicativa davvero da concertista di alto livello. La sua esecuzione del Seccondo Concerto di Profofiev mi è sembrata notevolissima per originalità e senso della forma, oltre che naturalmente per il dominio sbalorditivo di una scrittura pianistica di estrema complessità. Nel primo tempo, la pianista pugliese ha sfoderato fraseggi e dinamiche di altissima classe interpretativa, culminando in una splendida esecuzione della grandiosa cadenza che chiude il movimento. Tecnicamente di altissima qualità anche la resa dello Scherzo, una sorta di frenetico moto perpetuo dove il solista è impegnato a fondo da una scrittura di estrema difficoltà, pungolato da intrusioni di fiati e percussioni e col sostegno discreto degli archi. Si pensi che in questo brano il pianista, in tempo vivace, deve suonare, con entrambe le mani, esattamente 1500 semicrome (più la croma finale). Il tutto in circa 2’30″, quindi 10 tocchi di semicroma al secondo con ciascuna mano per 150 volte di fila, senza una sola presa di respiro! Molto ben graduato e di grande eloquenza espressiva il fraseggio con cui Beatrice Rana ha risolto l’ Intermezzo e davvero da manuale la resa del tempestoso Finale, autentico pezzo di bravura per il solista, qui scatenato in ardui salti di registro e passi in ottava, dove il martellante percussivismo diviene la cifra stilistica più caratteristica del trascendentale élan dell’ autore. Una intensa lettura di “Widmung”, il celebre Lied schumanniano trascritto per piano solo da Franz Liszt, ha suggellato una prestazione davvero di eccellente livello, senza dubbio da concertista di alta classe. In base a quello che ho ascoltato, posso tranquillamente affermare che Beatrice Rana possiede tutte le qualità per occupare una posizione di rilievo tra le grandi personalità concertistiche dei prossimi anni.
Sul podio degli Stuttgarter Philharmoniker in questa serata era Daniel Raiskin, direttore nativo di St. Petersburg e attualmente Chefdirigent della Staatsorchester Rheinische Philharmonie di Koblenz e della Artur-Rubinstein-Philhamonie di Lodz. Un ottimo professionista del podio, impeccabile dal punto di vista tecnico e che si è dimostrato capace di sostenere al meglio i complessi dialoghi tra solista e orchestra del Concerto di Profofiev. Nella prima parte, Raiskin ha iniziato la serata con un’ intensa e drammatica lettura di Der Wojewode op. 78a, una delle ultime composizioni orchestrali di Tschaikowsky: Molto buona la prova di Raiskin e degli Stuttgarter Philharmoniker anche nella seconda parte, dedicata alla Suite dal balletto Petruska di Strawinsky nella versione del 1947, una partitura assai insidiosa da affrontare anche per le formazioni sinfoniche di rango e che il direttore e l’ orchestra hanno risolto con fraseggi eleganti, grande precisione di attacchi, vivacità ritmica e varietà di colori. Un’ esecuzione ricca di verve e spirito, molto ben calibrata da Raiskin per quanto riguarda la qualità di un suono ricco di timbriche raffinate nonchè affilato ed aggressivo quando occorreva, che ha evidenziato al meglio il buon grado di preparazione degli Stuttgarter Philharmoniker. In complesso, una serata davvero convincente.