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RSO des SWR Abo 7 – Sir Roger Norrington

Creato il 19 marzo 2016 da Gianguido Mussomeli @mozart200657
norringtonFoto: SWR

Sir Roger Norrington è tornato, probabilmente per l’ ultima volta, sul podio della Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR. Nel settimo concerto della stagione in abbonamento alla Liederhalle il pubblico di Stuttgart ha festeggiato a lungo il direttore inglese, che nei suoi tredici anni di attività, dal 1998 al 2011, come Chefdirigent del complesso ha indubbiamente segnato un’ epoca importante nella storia di questa orchestra che si avvia a concludere quella che sarà l’ ultima stagione prima della fusione con la SWR Orchester Freiburg.

Nel corso di questi anni ho avuto modo di seguire quasi interamente il lavoro di Norrington con la RSO des SWR, nel corso del quale il musicista di Oxford ha sviluppato un’ idea senza dubbio molto originale: l’ applicazione dei criteri di prassi esecutiva storicamente informata a un’ orchestra sinfonica tradizionale. I risultati ottenuti sono stati sempre degni di interesse e quello che la critica tedesca ha definito “Stuttgarter Sound”, in pratica una sonorità molto trasparente e definita nella quale il ricorso al vibrato tradizionale degli archi è limitato solo ad alcuni punti prefissati, ha costituito la base per esecuzioni a volte pienamente riuscite ma altre volte molto meno. Direi che il concerto in esame ha costituito un esempio calzante di questi risultati alterni, con un esito complessivo che mi è sembrato solo in parte soddisfacente. La serata si è aperta nel migliore dei modi, con un’ esecuzione della berlioziana Ouverture dal Benvenuto Cellini davvero ottima per tensione, slancio e respiro epico nella quale l’ orchestra ha suonato con una precisione e una compattezza di suono davvero ammirevoli. Molto ben riuscita anche la lettura del Secondo Concerto in si bemolle maggiore op. 19 di Beethoven, nel quale il sessantottenne pianista newyorkese Robert Levin ci ha fatto ascoltare un’ esecuzione davvero superba della parte solistica. Robert Levin è un musicista illustre che all’ attività concertistica e compositiva affianca da sempre quella di insegnante e musicologo autore di lavori fondamentali come le ricostruzioni del Requiem e della Grande Messa in do minore di Mozart, oggi largamente adottate nella pratica concertistica in tutto il mondo. Dal punto di vista pianistico, l’ abilità tecnica e l’ incisività di fraseggio che Levin ci ha fatto ascoltare in questa occasione sono apparse davvero molto notevoli. Accompagnato da un’ orchestra in formazione ridotta e disposta non dietro ma intorno al solista, il pianista americano ci ha offerto un’ interpretazione vivace, scattante e perfettamente calibrata nei fraseggi, perfettamente adatta al carattere di reminiscenza mozartiana che costituisce la caratteristica peculiare di questa pagina giovanile di Beethoven.

Qui, per quanto mi riguarda, terminava la parte positiva di questa serata. L’ esecuzione della Grande Sinfonia in do maggiore di Schubert infatti è stata di livello interpretativo nettamente inferiore. Ho già detto altre volte che questo capolavoro del sinfonismo schubertiano costituisce daa sempre un problema spinoso per i direttori d’ orchestra e che, per quanto mi riguarda, molto raramente mi è capitato di ascoltarne esecuzioni capaci di rendere giustizia a una partitura complessa e sfuggente come poche altre. Purtroppo anche Norrington non sfugge a questa regola. Per la verità il primo tempo mi è sembrato abbastanza coerente nell’ impostazione anche se la ricerca insistita nella sottolineatura delle sfumature agogiche e dinamiche rendeva difficoltoso l’ equilibrio complessivo. Decisamente mal riuscito mi è apparso l’ Andante con moto, staccato a un tempo assurdamente veloce e completamente privo di sviluppo drammatico tanto che la celebre esplosione orchestrale prima della ripresa del tema principale è apparsa pressochè disinnescata dal punto di vista drammatico. Discreta la resa dello Scherzo, anche se una maggior definizione nei fraseggi in staccato degli archi sarebbe stata opportuna. Completamente mancata invece, sempre a mio avviso, la resa del Finale che mi è apparso troppo lento, molle e privato della sua grandiosa progressione sonora da una bacchetta che si perdeva a sottolineare particolari che non aiutavano a definire un disegno interpretativo efficace. Sono i rischi che si corrono quando si cerca l’ originalità a tutti i costi e questa esecuzione di Norrington era la perfetta dimostrazione di quanto possa diventare pericolosa questa tendenza. Peccato, perché la prova della RSO des SWR dal punto di vista formale è stata davvero impeccabile, con una menzione particolare per gli archi, i tromboni e il bellissimo assolo di oboe nell’ Andante con moto, splendidamente suonato da Philippe Tondre. Successo comunque vivissimo da parte di un pubblico intervenuto in quantità cospicua a salutare quello che comunque è stato un protagonista storico della vita musicale di Stuttgart.



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