Beckett, Boncompagni e transessualismo toponomastico

Da Olineg
Va bene. Dell’Europa, della libertà di religione, della dignità nazionale, delle solite figure che facciamo all’estero, de quello che ve pare. Ma della forma, prima ancora che della sostanza, della “lezione” di Gheddafi, non ne vogliamo parlare? Cioè, già chiamarla lezione… in una lezione vera gli alunni non vengono pagati (sarebbe bello, ma purtroppo non è così, anzi, direttamente o indirettamente devono pagare loro, e neanche poco), in una lezione vera gli alunni non vengono reclutati in una agenzia di hostess. Ma quale questione culturale/religiosa? Se c’è qualcosa di scandaloso nella lezione del colonello libico è la messa in scena di una puntata di “Non è la rai” a privato uso e consumo, e sponsorizzato dal Consiglio dei Ministri. Da hostess a scenografia le ragazze, da cialtrone a ruffiano lo Stato. In Italia la lotta per le pari opportunità va fortissimo… contromano. A riprova dello sciovinismo di questo teatro dell’assurdo che ci circonda e del suo più riverito maestro, mentre scrivo questo breve post, attendo la messa in onda su Rete 4 (a notte fonda) del più bel film di Lina Wertmuller (“Pasqualino settebellezze”), preceduto da una striscia quotidiana di cabaret intitolata Tg4, che dopo aver sorvalato con leggerezza sugli aspetti sopracitati della visita Gheddafi, lancia un servizio su Sarah, la quindicenne scomparsa in provincia di Taranto, cambiando inspiegabilmente il genere del paese della ragazza, da AvetranA ad AvetranO.

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