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Beh.. poi ne riparliamo del modo di aggredire un fagiolone…

Creato il 08 ottobre 2011 da Gianpaolotorres

 

Beh.. poi ne riparliamo del modo di aggredire un fagiolone…
Papà per criticarmi da ragazzotto, mi diceva che ero un tulipano o un narciso,per il mio vizio di guardarmi allo specchio prima di uscire e per la tanta acqua di toilette, come dopobarba, che usavo. Nel suo gergo militaresco significava una mezza-sega.

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Ora,non voglio auto-incensarmi,ma se c’è un tipo innocuo e pacifico,son..io..

Beh.. poi ne riparliamo del modo di aggredire un fagiolone…

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Poi conobbi lei ultra-maturo…domanda candida..un caffè insieme..per caso..?

Un dì solo… la bocca aprii..più non mi osai….

Beh.. poi ne riparliamo del modo di aggredire un fagiolone…

Nave corazzata Iowa.. bordata piena .

 

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Beh.. poi ne riparliamo del modo di aggredire un fagiolone…

…ecco come rimase..sorpreso..dall’attacco.. un vecchio ex-tulipano…

…ed il mio angelo custode dove era in quel momento..?

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L’Angelo e il tulipano

Nonostante Dante e tutte le liriche dei vati della letteratura studiate a memoria sui libri di scuola, ormai sento la rima più adatta alle filastrocche per bambini che ad altro. Così mi capita molto raramente di usare questo registro quando scrivo. Preferisco ispirarmi alla Poesia dove assonanza, metrica, oppure l’anarchia del verso libero, vincono sul geometrico rigore della rima. Per questo non ho mai pubblicato nessun verso in rima baciata e neppure accarezzata.

Però mi è venuto naturale sceglierla adesso, per scrivere di getto una piccola fiaba in bottiglia che s’intitola “L’Angelo e il tulipano” ed è naturalmente a lieto fine. Ed è una storia vera.

 

A un Angelo distratto cadde un seme lontano dalle zolle, sull’asfalto, e dopo, non passò nemmeno un mese, ne nacque un tulipano bello ed alto. Un uomo giunto lì giusto per caso vedendo quel miracolo in fermento pensò di trapiantarlo dentro un vaso per ospitarlo in un appartamento. Il fiore nato all’aria e con la pioggia adesso in una stanza si appassisce ché nonostante i petali che sfoggia è trascurato da chi l’accudisce. Ascolta, caro Angelo di Dio, quel bulbo che smarristi fra la gente fa’ come fosse un pezzo del cuor mio: annaffialo d’amore dolcemente. Se il suo destino è stare in una serra non soffra mai più sete né tormento, ma portalo a colui che, sulla Terra, ne corrisponda uguale il sentimento.

http://22passi.blogspot.com/p/contatti.html

FINE


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