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Il giorno in cui il ristorante Walimat Warde ha chiuso , molti a Beirut hanno perso un posto nel cuore : l’atmosfera tranquilla , la fontana di marmo al centro della sala e la porta con l’arco lo rendevano un luogo speciale. La proprietaria non poteva più pagare l’affitto ( triplicato in pochi mesi) , e quindi il palazzo è stato comprato da costruttori che vogliono buttarlo giù. Neanche una manifestazione ha evitato l’abbattimento. Warde si è spostato dietro l’angolo ma ha perso il suo charme.
Il ristorante e altri locali sono vittime del male che, con una rapidità impressionante , si sta diffondendo nella capitale libanese : la scomparsa della Storia , sotto forma degli edifici di stile ottomano che, all’inizio dello scorso anno, ne facevano una delle città più affascinanti del Mediterraneo.
A Beirut ora si fa slalom fra giardini di gru , impegnate a tirar su torri di cemento o a buttare giù antichi edifici. Il motivo è uno solo : la pace.
Dopo anni di instabilità il Libano ora vive un momento di tranquillità , con milioni di turisti che arrivano a godersi il sole, il mare e i divertimenti. Per molti di questi è un ritorno nella terra natia, infatti la maggior parte dei libanesi sono espatriati: la nazione ha 4 milioni di abitanti nelle sue terre , ma ne può contare su 18 milioni sparsi nel mondo. Oltre al ritorno in patria dei connazionali ci sono anche gli arabi del Golfo , attratti dal clima mite e dall’atmosfera libertina.
“Tutti vogliono una casa qui . Di spazio non ce n’è perché il Paese è piccolo e la città è piena. Quindi si butta giù una tradizionale casa a tre piani , con le finestre ad arco , i soffitti alti e le scale di marmo: e si costruisce al suo posto un grattacielo dove ogni appartamento costa un milione di dollari. In questa città i soldi vincono sempre” racconta un cittadino libanese.
La tendenza è iniziata due anni fa , quando i proprietari di villa Sursock , la più bella casa della città , hanno venduto il giardino con i suoi alberi secolari a un gruppo di costruttori. Presto sorgerà un parcheggio.
La distruzione della villa è stata la sveglia per molti : su Internet è nato un movimento , “Save Beirut Heritage”, che ha riempito la città di volantini. Grazie alla loro campagna a tappeto il ministero della Cultura libanese si è lanciato a salvare Beirut. Una serie di spot televisivi mostrano le demolizioni e si concludono con un messaggio impressionante : “Beirut , tomba degli edifici storici. Morti nel 2010”.Non so se servirà dato che ogni lista seria di edifici storici è stata affossata dalle lobby delle costruzioni che ancora oggi spadroneggia e rende impossibile la vita a chi resiste.
“Tagliano l’acqua, danno fuoco alle finestre , minacciano” scrive il quotidiano Al Akhbar. Ma sia il gruppo che la gente è pronta a battersi. L’anima di Beirut è “mille volte morta, mille volte rinata” come scrisse la poetessa Nadia Tuenimadyur
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