AAA Cercasi il Marco Bellocchio di Buongiorno, notte, Il regista di matrimoni, L’ora di religione. Qualcuno l’ha visto? Perché a Venezia 69, dove era in concorso con Bella Addormentata, non è pervenuto. Infatti il film che trae ispirazione dal “caso Englaro” non ha niente, tranne qualche fuggevole e dimenticata sequenza qua e là, di bellocchiano (quanto pesano gli aggettivi autoriali!), del Bellocchio che negli anni abbiamo imparato ad apprezzare ed amare. Non c’è quel senso di mistero sibillino e avvolgente, d’indagine acuta e spietata, di profondità e straniamento spirituale, di terrore feroce e sotteso presente in tutta la sua filmografia.
Questo perché Bella Addormentata non è un film a tesi, da regista arrabbiato con i pugni in tasca. Si stacca da tutta la filmografia precedente con fare netto, e in ciò sta la delusione che mi ha colto giunto ai titoli di coda. Scelta voluta o obiettivo non centrato? Difficile dirlo. Certo è che, molto atteso anche per le polemiche nate dall’interminabile tira e molla per i finanziamenti dalla Film Commission del Friuli Venezia Giulia, Bella Addormentata lascia l’amaro in bocca per un Bellocchio conciliante, moderato, equilibrato. Anche troppo.
L’“atto di accusa” riguarda quindi questi fattori, riguardanti la forma più che il contenuto. Perché per il resto è apprezzabile l’aver trattato il “caso Englaro” come comprimario, se non sullo sfondo, di una molteplicità di vicende che ruotano intorno ai temi di morte e eutanasia. Ci sono il dramma e il dolore, gesti e pensieri contrapposti su una spina da staccare (o meno) tra l’atto d’amore e lo slancio di libertà. Ecco sì, amore e libertà. Bella Addormentata, questo lo possiamo dire, è un inno all’amore, alla vita, alla libertà (di coscienza). Bellocchio non punta allo scandalo, ma, sottolineando la componente umana della questione, rimane in un’ottica di rispetto profondo. Forse anche troppo.
Una tegola evidente è poi riscontrabile, e non è di poco peso, nella scarsa prova dell’intero cast artistico, che, come anche la regia (e mi duole dirlo!), sa di fiction televisiva tanto è anonima, piatta, sopita. Le prove attoriali sono tutte ingessate, gelide, inespressive, e trovano la definitiva lapide/incarnazione nell’imbarazzante monologo in cui “il senatore” Toni Servillo prova il discorso da fare in Parlamento. Paura d’essere troppo veri, troppo aggressivi, di marcare un punto di vista troppo “schierato”? E’ questo “troppo” per difetto, che spinge a frenare più che accentuare, la piaga di questo film.
Detto ciò, Bella addormentata è comunque sia un buon film (per la Tv!), da vedere, anche solo per il tema trattato (rendiamo merito a Bellocchio per il coraggio impiegato). Ma perde molti punti in rapporto al regista che lo ha partorito, un maestro, un autore vero, che questa volta pare un po’ appisolato. Ne attendiamo il risveglio. Fiduciosi.