Qualche giorno fa ho avuto l'ottima idea (sporadicamente, ma mi capita) di visitare una splendida mostra di dipinti allestita vicino a casa mia. Il titolo era "Boldini e la Belle Époque" e presentava una cospicua collezione di opere di artisti quali, oltre al già citato Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi e altri che hanno saputo interpretare con rara sensibilità la loro epoca, la Belle Époque appunto, quella "fin de siècle" soffusa nel mito.
Non temete, non è mia intenzione tediarvi né con un seminario d'arte né con una lezione di Storia (non sarei comunque all'altezza), solo due parole giusto per inquadrare il periodo storico, culturale e artistico in questione, di origine squisitamente europea.
G.Boldini, Signora n rosso
La Belle Époque si dipana dal 1870 allo scoppio della Prima Guerra Mondiale e costituisce un unicum nella nostra storia. Beneficia di quello che si sarebbe in seguito rivelato come l'ultimo periodo di pace, serenità e relativi benessere e prosperità che la Vecchia Europa avrebbe conosciuto per lungo tempo, dando, di conseguenza, adito ad un'eccezionale stagione di progresso della scienza e della tecnica, senza paragoni con le epoche passate. I vantaggi che queste nuove scoperte apportano agli standard di vita in generale sono notevoli e relativamente diffusi, si ha l'impressione che tutto vada per il meglio e che non possa che migliorare; finalmente le conquiste e le innovazioni della Rivoluzione Industriale diventano patrimonio comune, circolano denaro ed ottimismo. Ecco dunque parzialmente spiegato l'aggettivo "belle", la bella epoca per eccellenza, il cui centro nevralgico è Parigi con i suoi caffè, i teatri e l'elettrizzante vita notturna. Ma la bella epoca trattiene in sé anche i germi del proprio tracollo, del disastro che l'attende al varco, la Grande Guerra, così l'aggettivo che la contraddistingue, esprimendo leggiadrìa e leggerezza, condensa in sé anche la nostra nostalgia per un'epoca che
G.De Nittis, Grande valzer
non tornerà mai più.
Artisticamente è il periodo di maggior sviluppo del Liberty o Art Nouveau, soprattutto in campo architettonico, dell'Impressionismo e, in seguito, del Futurismo.
Come amante e appassionata di cinema, non posso esimermi dal ricordarne almeno l'anno di nascita, il 1895, ad opera dei Fratelli Lumière.
Si può affermare che asse portante della Belle Époque sia stata l' Esposizione Universale di Parigi del 1900, quando persone provenienti da ogni parte del mondo sbarcavano in Francia per ammirarla e parteciparvi.
Ma si sa, le cose belle non durano; la fredda mattina del 14 aprile 1912 nelle gelide acque dell'Atlantico settentrionale colano a picco, assieme al Titanic, definito il transatlantico più grande del mondo e considerato "inaffondabile", tutti i sogni, i valori e le speranze di un secolo, l'800. Le note della proverbiale orchestra, che non smette di suonare sull'ultimo ponte ancora affiorante dalle acque dell'oceano, si confondono già con il rombo dei cannoni della prima guerra moderna: il 28 giugno del 1914 l'attentato di Sarajevo e il conseguente scoppio della Prima Guerra Mondiale, concludono definitivamente il XIX° secolo, dando inizio ufficialmente al cosiddetto Secolo Breve, il Novecento. Termina così la Belle Époque e niente sarà più come prima.
F. Zandomenighi, Le the
Volendo porci qualche domanda, tanto per complicarci un po' la vita, come mai questo lasso di tempo storico, tutto sommato abbastanza breve anche per i canoni umani, una quarantina d'anni circa, esercita ancora un tale fascino sul nostro immaginario? Be', il fatto che si sia trattato di un'età di straordinario sviluppo economico, scientifico e sociale improntata ad un'entusiastica, quasi euforica, fiducia nel futuro certamente aiuta, ma sicuramente c'è dell'altro: l'essersi rivelato, a posteriori, l'ultimo periodo di pace prima di una grande tragedia universale che avrebbe
G.Boldini, Ritratto di signora
portato non solo morte e distruzione, ma anche un radicale cambiamento sociale e politico, sovvertendo un sistema di vita e di valori che durava da secoli, un intero mondo. Ecco, forse risiede proprio qui la risposta, almeno parziale, alla nostra domanda: la consapevolezza che la Belle Époque sia stata la sublime e gloriosa conclusione, anche se forse vagamente malinconica nonostante l'apparente spensieratezza, di un certo modo di vivere e di affrontare la realtà, di una mentalità che, nel bene e nel male, hanno costituito la spina dorsale della nostra cultura per dieci secoli, il canto del cigno, appunto, della centralità del Vecchio Continente con tutte le sue centenarie tradizioni. Questa, a mio modesto parere, la ragione di base per cui, anche nei nostri adorati romance, la Belle Époque, o periodo tardo-Vittoriano che dir si voglia, rappresenta lo sbarramento, non solo psicologico, oltre il quale l'indispensabile sfondo storico perde fatalmente il suo fascino.
V.M.Corcos, Ventaglio di piume
Simbolo estremamente rappresentativo di questa condizione di spartiacque storico e culturale della Belle Époque è l'abbigliamento femminile. Tornando brevemente all'esposizione di dipinti di cui vi parlavo all'inizio, tralasciandone gli indubbi pregi artistici, la mia attenzione è stata subito catalizzata da un aspetto particolare: la meraviglia e magnificenza degli abiti femminili rappresentati. Modelli da giorno, da sera, da passeggio e per ogni altra possibile occasione mondana, con tutti gli annessi e connessi, come acconciature, accessori e biancheria (eh già, perché le opere in questione ritraggono, al novantanove percento, giovani e belle signore dell'alta società che, con ogni evidenza, gli artisti erano, per così dire, "autorizzati" a vedere in momenti di intimità; nessuno di loro ne era il legittimo consorte, ça va sans dire).
Ulisse Caputo, Dans la loge du théâtre
La ricchezza, lo splendore, il fascino e, soprattutto, la raffinata eleganza dei tessuti, dei modelli e delle decorazioni è una chiara metafora dell'incantevole momento storico che si stava vivendo e, contemporaneamente, dell'insita e inconscia consapevolezza di rappresentare l'ultima testimonianza di un grandioso e nobile passato.
Un genere di abbigliamento sicuramente poco pratico, che permetteva ben poca libertà di movimento alle donne, anche in questo caso metafora della condizione femminile ancora sottomessa e soggetta a molteplici regole e restrizioni. L'incipiente sconvolgimento della Prima Guerra Mondiale porterà ad un radicale sovvertimento anche in questo ambito; con lo sgretolamento di sistemi politici e sociali vecchi di secoli cambieranno molte cose anche per le donne tra cui, grazie al genio di Coco Chanel, anche il gusto estetico e lo stile dell'abbigliamento. Ma questa, è un'altra storia.
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Cosa ne pensate della Belle Époque? Ritenete anche voi che emani un'attrazione particolare in quanto fascinosa chiusura dell'Ottocento? Siete d'accordo con il parallelismo tra abbigliamento e ruolo storico della Belle Époque e tra abbigliamento e condizione femminile? Sarò felice di scambiare opinioni con voi.