Pur con tutta la benevolenza di questo mondo, non si può certo dire che io sia un grande lettore. Leggo se ho tempo, lentamente, non conosco molti dei classici, mi lascio affascinare più dai divertenti romanzieri contemporanei che dai grandi autori del passato. Scordo velocemente nomi e luoghi, confondo autori e titoli, e spesso dopo qualche anno ricordo solo che un tal libro mi aveva conquistato senza ricordare neppure bene di cosa parlasse.
E non si può neanche dire che io abbia grandi qualità nel descrivere perchè un tal libro mi abbia fatto impazzire: quando ci provo, mi ritrovo invariabilmente perso in un circolo di locuzioni superlative ma ripetitive di “bellissimo” o “davvero eccezionale”, per chiudere con il solito, invariabile e inutile “mi è piaciuto davvero un sacco”.
Per cui, ecco, già molti dei miei amici sanno che “Le correzioni” di Jonathan Franzen è un libro bellissimo, davvero eccezionale, e che mi è piaciuto davvero un sacco. Accidenti. Però non è giusto, così non sto rendendo giustizia né al libro né al piacere profondo e quasi fisico che ho provato di fronte a certe pagine, pagine bellissime, davvero eccezionali, che mi sono piaciute davvero un sacco. Pur all’interno di una storia piuttosto torbida e la cui lettura non è consigliabile a chi accusi segni ancorché leggeri di depressione o instabilità emotiva, Franzen è riuscito a scrivere alcune delle pagine migliori che abbia letto negli ultimi anni. (Ok, forse anche perché le pagine lette più di 3 anni fa le ho scordate.) Metafore ardite, semplici ma acutissime osservazioni di situazioni famigliari, più volte mi son dovuto inchinare di fronte a paragrafi o capitoli bellissimi, ecc… Ok, ci sto cascando di nuovo.Chiedo dunque aiuto alle persone che mi hanno indirizzato a questa lettura, e prendo in prestito i commenti che ci siamo scambiati durante le settimane in cui sono annegato nelle vicende di Alfred, Enid, Chip, Gary e Denise, sicuro che le nostre chiacchiere libere riusciranno a dare un’idea più completa di quanto possano fare i miei (bellissimi) superlativi.
Tra: Massimo Mapelli, Umberto Grandi e Te Fabrizio Rinaldi 05 novembre alle ore 22.51 Sono a pagina 22 e già vi odio. Non avevo nessuna voglia di leggere il peggio della mia famiglia in un libro! E temo che, appunto, sia solo l’inizio… Umberto Grandi 06 novembre alle ore 12.28 Aspettati di riconoscere il tuo vicino, tua nonna, te stesso il paese di provincia dove vivi, la grande citta’ dove ti sei spostato, i racconti della gente inconsapevole che non sa perche’, perche’…non si sa bene cosa.Forse l’unica cosa chiara alla fine del libro e’ cosa cambiare.
Sara’ un periodo difficile. Ti siamo vicini.
Io tentenno, ma mi sa che comicio il suo secondo libro, freedom (che e’ ambientato negli ultimi vent’anni, fino all’ascesa di Obama)
Io odio Terzani. Ogni volta che leggo un suo libro mi domando con angoscia se ho scelto la vita giusta. (Dopo il libro di frazer vi meritavate un po’ di angoscia anche voi!
‘Notte Massimo Mapelli 10 novembre alle ore 16.50 Rispondi • Segnala Parere condivisibile su Terzani! Non mollare con Franzen! Fabrizio Rinaldi 12 novembre alle ore 12.56 (Tornando a Franzen)
Io odio questo libro, mi fa stare male! Dice cose a cui non avevo pensato! Anzi: cose che intuivo ma non avevo mai formulato consciamente! …e non riesco a fare a meno di continuare a leggerlo!
Vi tengo aggiornati
Gongolo all’idea di essere uno dei pochi lettori che può capire agilmente e completamente questa metafora.
Comunque. L’ho finito, e sono sostanzialmente turbato e stupito da questo libro. Avevate ragione, eccezionale e terribile. Quasi seicento pagine di disperazione e una sola frase che riscatta tutto. Lo si dovrebbe far leggere a tutti, secondo me.
Grazie del consiglio!