Come da titolo
È un giallo che oggi verrebbe più facile definire solo noir, pubblicato nel 1952, ma non particolarmente datato quanto a scrittura. Un romanzo che ho letto volentieri, senza fatica, ma con un senso di oppressione in lieve salita con l’andare delle pagine.Il protagonista, Lou Ford, è un vicesceriffo con una fidanzatina che forse sposerà e forse no e con una tendenza alla chiacchiera prolissa che stende spesso i suoi interlocutori. È solo che, a volte, Lou fa apposta a chiacchierare per mandare fuori di testa chi lo ascolta, e noi ridacchiamo con lui quando (ci) rivela che gli piace mettere la gente con le spalle al muro con le chiacchiere. Perché, in fondo, che male c’è?
Ecco, che male ci sia affiora piano piano dal racconto di sé, dei suoi sentimenti, della sua vita: all’inizio è un giovanotto ammirevole, che cerca di mettere a tacere ogni basso istinto, ogni cattivo pensiero, e anche se non ha molta voglia di sposarsi e sta tirando in lungo con la fidanzatina, nessuno, sul momento, si sente di incolparlo di qualcosa. Perciò ci pensa lui, a lasciare che si rivelino particolari dell’infanzia e della giovinezza che cominciano a modificare il ritrattino che di lui ci siamo fatti: come se, piano piano, cominciassimo a vederlo attraverso una lente deformante, dove la realtà, alla fine, si rivela quella deformata e non quella che credevamo vera.
E più la deformazione si fa forte, più la voce narrante, quella di Lou, appare fredda, realistica, piatta quasi, di quella piattezza di chi enuncia il corollario di un teorema già dimostrato in passato, e immodificabile. È la freddezza che sbigottisce, e lascia un senso di timore e di paura, come quando si vede un paesaggio troppo brutto per essere vero, e si desidera solo dimenticarlo. È la freddezza e la naturalezza di chi spiega una vita dall’inclinazione criminale come se elencasse un lista di impegni non rimandabili, o se spiegasse un fatto inevitabile con la scrollata di spalle di chi trova inutile qualunque tentativo di spiegazione: sono così, ci dice Lou, e si fa una risatina.
Capita così che il protagonista sovrasti tutto il resto, e anche eventuali pecche dell’intreccio giallo vengano messe da parte mentre piano piano scendiamo “nell’assassino che è in lui”.
Tremendo e, nonostante gli anni, leggibilissimo.