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Febbraio 2009, i giorni che hanno preceduto e seguito la morte di Eluana Englaro, la cui vicenda è diventata un vero e proprio caso politico e sociale capace di smuovere le coscienze. Quelle dei politici, dei cattolici, degli atei, dei medici..
Bellocchio racconta alcune di queste figure, alcune direttamente coinvolte come il senatore che deve esprimersi a favore o contro la sospensione della nutrizione artificiale, i manifestanti che davanti alla clinica udinese dov’è Eluana si schierano da una o dall’altra parte, chi ha in famiglia un malato in stato vegetativo. Poi c’è il caso di un medico che assiste a una tossicomane che vuole suicidarsi perché lui, non come medico, ma come essere umano, vuole tenerla in vita.
Quello
di Bellocchio resta un cinema di grandissimo valore civile, in cui arte e
politica sono affiancate per esprimere il punto di vista personale di un autore
che lascia sempre spazio all’interpretazione e alla riflessione dello
spettatore. Le storie che ha cucito intorno al caso Englaro sono poetiche e
verosimili e di forte impatto visivo ed emozionale. Da segnalare anche la
fotografia di Daniele Ciprì e le notevoli musiche di Carlo Crivelli.
Nonostante il clamore del caso Englaro e di alcune vicende produttive (come il rifiuto della regione Friuli di concedere a Bellocchio di girare il film a Udine) il pubblico si è ben guardato da riflettere nuovamente sul tema e ha ignorato del tutto questo buon esempio di cinema italiano civile: poco più di un milione è stato infatti l'incasso complessivo.
VOTO: 7,5




