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Belluscone – una storia siciliana

Creato il 03 gennaio 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

belluscone-locandinaDocumentario sperimentale dall’altissimo tasso di credibilità

Maresco sperimenta nuovamente e realizza una denuncia priva di tesi, che immortala freaks siciliani dallo squallido realismo e convinzioni radicate nel profondo di una società surreale.

È complesso commentare la prova registica di Franco Maresco, co-creatore (insieme a Daniele Ciprì, migrato verso lidi commerciali più convenienti) di Cinico Tv e di numerosi film inchiesta grottescamente emotivi, perché si ha immediatamente l’impressione che Belluscone – Una storia siciliana non sia un film come gli altri e nemmeno una pellicola che parla di Berlusconi (come invece suggerirebbe il titolo). Difatti Belluscone – Una storia siciliana inizialmente si pone l’obiettivo di indagare il rapporto tra Berlusconi e la Sicilia, ma poi in realtà si trova a mettere in scena un microcosmo assolutamente dolente, senza via d’uscita, che si aggrappa ai cantanti neomelodici di piazza e fa dell’omertà il suo pane quotidiano.

Ed è proprio attraverso riprese di repertorio, amici di vecchia data (il critico Tati Sanguinetti, che si imbarca nell’avventura di ritrovare il regista siciliano scomparso), mafiosi (o aspiranti tali), collaboratori di giustizia e abitanti del quartiere Brancaccio di Palermo che Maresco riesce a sviscerare l’amore della terra siciliana per Berlusconi. Il risultato è un desolante universo, che porta lo spettatore a provare il timore che tutto ciò sia, purtroppo, reale. Perché si è di fronte a una squallida visione della criminalità e della politica e di quanto sia importante apparire piuttosto che essere parte di qualcosa. E l’esempio più lampante di questo viaggio attraverso quest’oppressivo e delirante approccio alla vita è Ciccio Mira, un impresario neomelodico delle feste di paese, che ammette la presenza della Mafia e non la rinnega (perlomeno la Mafia vecchia), che incespica sulle parole e costruisce frasi in modo creativo, cercando di non esporsi mai in modo totale. È lui il vero protagonista di un film che tasta il polso a una popolazione, che vive di rimpianti, che urla e strepita per i cantanti neomelodici (che salutano e ringraziano attraverso pizzini di dubbia provenienza), e ai boss mafiosi asserragliati nelle case circostanti.

Ciò nonostante dove si cela il vero obiettivo del film? Che rapporto esclusivo c’è tra Berlusconi e la Mafia? Queste dovrebbero essere le domande corrette per questo semi-documentario, eppure con il passare dei minuti queste domande sono trascinate via dalle testimonianze, dalle assurdità che si susseguono sullo schermo. Perché Berlusconi in Sicilia è un simbolo, un divo a cui stringere la mano, un guru della politica da conoscere e a cui chiedere favori. Tuttavia il fake di Maresco non pone l’accento nemmeno su quello; certo un po’ di storia è necessaria, ma progressivamente la figura di Berlusconi viene soppiantata da altro, ovvero da un’intensa voglia di immortalare i nuovi mostri della penisola italiana. Difatti il regista fotografa la sua Sicilia in modo assolutamente convincente e coinvolgente, spinge sul tasto della pateticità (che ben presto si trasforma in incredula rabbia) e dimostra quali siano i veri strumenti utili a misurare lo stato attuale delle cose. Insomma ciò che viene fuori è una Sicilia che fa pesanti passi indietro e che fa apparire gli ultimi trent’anni di lotta alla Mafia come un periodo inutile e privo di senso.

Meno estremo, sotto alcuni punti di vista, dei precedenti lavori di Maresco, Belluscone – Una storia siciliana lascia in bocca un intenso e rancido sapore di amaro, di tossico. Un film che procede a incastro, un puzzle da mille pezzi, che in modo geniale ricostruisce la cronaca di un fallimento. Quello di un regista o di un paese intero?

Uscita al cinema: 4 settembre 2014

Voto: ***1/2


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