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Belo Monte: la ricerca della sostenibilità

Creato il 18 febbraio 2012 da Lemillebolleblu @Lemillebolleblu

Terra di siringuetos, gli estrattori del latte dell’albero del cauchù.

Qui dall’Amministrazione Cardoso, prima del Presidente Lula, è nato il progetto della centrale idroelettrica  dello Xingù, la quale sfrutterà un dislivello di85 metriche il fiume forma all’altezza della grande curva chiamata Volta grande.

Ad oggi lo studio portato avanti dal Presidente Dilma presenta sicuramente incertezze, legate all’impatto  ambientale e sociale da un lato e dall’atro ai benefici derivanti dalla produzione, comunque verde, di energia, di cui il Brasile è un grande produttore ed esportatore (il Paragay ne e’ dipendente all’80%)

Lo studio di impatto ambientale “Belo Monte” riconosce che le acqua inonderanno gli alloggi di 16420 abitanti di Altamira e di 2822 persone nella zona rurale, con un gravissimo problema di internally displacement person (cosa da non sottovalutare).

L’area e’ un eccezionale esempio di diversità biologica e sociale, questa  zona ospita da sempre terre indigene abitate da più di tredicimila persone, di 24 popoli diversi, e dodici aree di conservazione.

La centrale sara’ un gigante da 11233 megawatt di potenza, che però andrà a rendere solo per un 40% del suo potenziale durante l’estate amazzonica , visto che il suo flusso idrico in quella stagione toccherà i suoi minimi (mille metri cubi al secondo contro i ventimila del periodo delle piogge).

Da qui la necessità di costruire grandi dighe a monte, con il fine di rendere più regolare, e quindi efficiente, il flusso  e quindi l’energia prodotta.

Un opera che sarà, quindi, ad alto impatto ambientale e prevederà l’utilizzo di grosse capacità ingegneristiche.

Costo dell’operazione:17 miliardi di dollari , finanziata dal Banco di Santander,  Banco do Brasil, Bradesco e Caixa Econômica Federal che dara’ sicuramente un impulso importante alla crescita economica ed energetica del paese.

L’ opera vedrà la costruzione di due dighe e la deviazione del corso delle acque che ridurranno drasticamente il flusso naturale del fiume con la conseguente e altamente probabile estinzione e/o diminuzione di molte specie di flora e fauna indigena.

Il Brasile, quindi, per fronteggiare la crescente domanda di energia elettrica di San Paulo e delle zone circostanti costringerà circa 20000 persone mettendo a rischio le culture indigene della regione come quella dei Kayapo, una tribu’ che dipende dal fiume per cibo, acqua e vie di trasporto.

La quantità di foresta che scomparirà all’apertura della centrale e della conseguente messa in opera equivale ad almeno al 5% dell’intera amazzonia e la deforestazione risultante equivale a 50 volte quella prodottasi nel solo 2010.

Il Brasile, che già si posiziona tra i primi posti tra paesi in tutto il mondo per produzione di energia ecocompatibile con il 44% del totale, sta facendo un passo ambiguo: da un lato si salvaguarda il tasso di produzione di co2, preferendo un centrale ad energia rinnovabile e dall’altro si mette a rischio o addirittura si distrugge un ecosistema unico e discreto.

Grazie e spegnete la luce quando uscite dalla stanza!

 


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