[Spoiler Alert: qui si rivela il finale]
Ci sono due ragazzi, Casper e Dominic, amici inseparabili fin dall’infanzia.
Ci sono una quindicenne incinta e una diciassettenne che sogna il college e che per permetterselo lavora i campi.
C’è l’America rurale in cui la scuola superiore chiude nel periodo di raccolta delle patate per permettere agli studenti di lavorare nei campi sterminati, c’è un papà dedito al traffico internazionale di droga, c’è il sogno adolescenziale di un’automobile che porti lontano, a Boston e ancora più in là.
C’è Dominic che partecipa al raccolto per potersi permettere l’acquisto di quell’auto, mentre Casper aiuta padre e zio nel trasporto della droga dal Canada; c’è una casa abbandonata che è rifugio e nascondiglio, c’è la noia della provincia che si combatte con feste e corse in auto dietro alle alci.
Ci sono i due protagonisti che scoprono la trappola tesa dalla polizia antidroga ai danni del padre di Casper, c’è la paura di essere arrestati che fa agire di corsa, c’è un rifugio che si disfa come fatto di carta e poi la ragazza che sogna il college che piange il suo “harvest friend”, l’amico del raccolto che forse era qualcosa di più.
C’è Dominic che deve morire per far sì che i suoi sogni divengano quelli di Casper così che quest’ultimo si decida a partire, a ricominciare; il rito di passaggio scandito dalla morte di un giovane riunisce idealmente i due amici in quello che sopravvive, che acquisterà l’auto sognata da Dom e si allontanerà dal paese.
“You are here – but not for long!” è scritto sulla cartina degli Stati Uniti appesa sul letto di Casper, profezia di entrambi i destini.
C’è poi la pallette cromatica desaturata (presente il filtro Brannan di Instagram?), c’è una colonna sonora adeguata (mi sbaglierò, ma ho l’impressione che il lavoro di Eddie Vedder per Into the Wild abbia influito molto sul cinema indipendente successivo. E meno male),c’è la cinepresa che si muove incerta regalando dettagli insignificanti e panoramiche agresti, ci sono degli ottimi attori e due autori capaci a creare un film che a primo sguardo potrebbe sembrare un qualsiasi film indipendente americano, ma che è molto di più.
Beneath the Harvest Sky
USA 2013
Scritto e diretto da Aron Gaudet e Gita Pullapilly (lo so, è un cognome stupendo)
E c’è anche questa locandina molto bella ed evocativa del legame quasi ancestrale con la terra di origine.
Ed una compagnia agricola che sponsorizza e promuove il film.