Sono in corso a Bengasi violenti scontri tra i corpi speciali dell’esercito Saiqa Brigade e miliziani di Ansar al Sharia. Lo riferisce il Libya Herald secondo cui nei combattimenti, cominciati durante la notte, almeno tre persone sono rimaste uccise. Una decina di feriti sono stati ricoverati invece tra l’ospedale al Jalaa e il Bengasi Medical Center.
Un denso fumo, probabilmente causato da un incendio, è segnalato nella parte ovest della città. Le emittenti radiofoniche e la televisione locale hanno trasmesso un messaggio del Colonnello Abdullah Saiti, responsabile dell’esercito in città, che invita la cittadinanza a rimanere a casa e a non uscire per strada.
Le principali vie della città comunque – riferiscono fonti di stampa locale – appaiono semideserte e gli insegnanti stanno telefonando a casa degli studenti per avvisare che le scuole rimarranno chiuse.
Non è chiaro se i combattimenti tra l’esercito e la milizia, sospettata di essere responsabile della morte dell’ambasciatore americano Chris Stevens, siano frutto di un’operazione mirata o meno. Nei giorni corsi il governo di Tripoli, che fatica a riprendere il controllo della regione orientale della Cirenaica, aveva dato un ultimatum alle milizie armate di Bengasi, presenti nella capitale, perché si ritirassero.
Le milizie sono uscite rafforzate dalla rivoluzione che ha rovesciato Muammar Gheddafi nel 2011: l’esecutivo gli ha ordinato, senza risultato, di smantellarsi o raggiungere i ranghi dell’esercito.
Che la Libia del dopo Gheddafi stia vivendo giorni di forte instabilità politica, di assenza di pace sociale e di regressione economica è, ahimé, una certezza.
Attraverso la Libia passano migranti di ogni provenienza, tra l'altro. E questo accade per mancanza di controlli su tutto il territorio.
Giungono ad attraversare il desereto libico persino i fuggitivi dalla Siria, che poi cadono nelle mani di trafficanti e di traghettatori senza scrupoli con le conseguenze che non è difficile immaginare.
Senza dire del traffico d'armi, di quello della droga e dei mercanti di esseri umani, che possono fare ottimi affari.
E' il "che fare" che resta difficile da gestire, specie in momenti come questi, tanto da parte dell'Europa che da parte di altre potenze internazionali come, ad esempio, gli Usa.
Una crisi economico- finanziaria attanaglia il mondo tutto (e lo sappiamo ) ed è difficile reperire agevolmente quella forza di uomini e di mezzi, pronti ad intervenire, in un modo o in un altro, per cercare di avvicinarsi a una possibile soluzione della crisi.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)