Non si placa la polemica tra l’ex direttore dell’Agenzia per i Beni confiscati Giuseppe Caruso e la commissione nazionale Antimafia presieduta da Rosy Bindi.
L’incontro tra Rosy Bindi, il vice-presidente ANBSC, Claudio Fava, ed il presidente ANBSC, Giuseppe Caruso (livesicilia.it)
A Palermo per una due giorni di audizioni in cui si è parlato anche delle criticità della legislazione sulle misure di prevenzione e della gestione dei patrimoni confiscati ai boss, la Bindi ha denunciato il rischio che le critiche rivolte da Caruso, tra l’altro, agli amministratori giudiziari rischino di “delegittimare l’intero sistema”.
L’ex prefetto di Palermo, pur sottolineando di non volere alimentare polemiche, non ha fatto attendere la risposta. “Mi fa piacere che la Commissione concordi con me sulla necessità di modificare la normativa sulla gestione dei beni confiscati. – ha detto facendo riferimento ai tanti cenni fatti dalla Bindi all’esigenza di rivedere la legislazione in materia – Una necessità che ho fatto rilevare in tutte le sedi, istituzionali e non, fin da quando ho assunto, nel giugno del 2011, la guida dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati. Le modifiche da me proposte e di cui tutti sono a conoscenza – ha puntualizzato Caruso – sono contenute nella bozza che è agli atti del Ministero dell’Interno e di Palazzo Chigi, visto che è stata consegnata alla Commissione Garofali”.
Ma le risposte che Caruso ha dato ai commissari nelle settimane scorse, dopo essere stato convocato proprio per chiarire gli appunti fatti, non hanno convinto l’Antimafia. Bindi ha giudicato “non esaurienti” le osservazioni dell’ex direttore dell’Agenzia, oggi in pensione. E il vicepresidente Claudio Fava ha definito “bizzarro” il comportamento di Caruso che solo a fine mandato e non nelle sedi istituzionali ha manifestato le sue perplessità sul sistema misure di prevenzione. A difendere la gestione dei beni confiscati ai boss, senza tacere della necessità di rendere più efficace la legge, ci hanno pensato ieri i giudici delle misure di prevenzione che a Palermo si occupano del 45% dei patrimoni sottratti alle cosche in tutta Italia. All’Antimafia i magistrati, guidati dal presidente della sezione Silvana Saguto, hanno portato la documentazione relativa al lavoro loro e degli amministratori accusati da Caruso di intascare “parcelle d’oro”. ”Non abbiamo dati che possano inficiare condotte delle singole persone”, ha detto il presidente della Commissione Antimafia precisando però che “alcuni aspetti di legge, come quelli delle professionalità degli amministratori giudiziari e dei tariffari, vadano modificati”.