Beniamino
Giro tranquillo tranquillo con la mia bicicletta, che ad un tratto ti vedo sistemato, vicino ai cassonetti della raccolta carta e plastica, un ficus benjamin.Lo vedo lì stordito dal caldo, un pò piegato sul suo vaso con alcune foglie verdi ancora vive, ma tutte piegate da un lato.
Mi avvicino e scopro che è leggermente sradicato, evidentemente è stato trasportato qui senza nessuna cura. Gettato sul selciato rovente col suo vaso.
La pianta è alta più di me, forse i ramoscelli più alti superano i due metri.
Lo carico sulla canna della bici e affronto a piedi, usando tutto il mio senso di equilibrio, il tratto di strada che mi separa da casa; circa un paio di chilometri per attraversare un ponte sul fiume e un piccolo parco alberato.
Lungo il tragitto sudo, la gente mi guarda un pò perplessa, ma benevola. La presenza della pianta incuriosisce e tranquillizza allo stesso tempo.
Arrivo finalmente allo studio, accaldato. Pulisco gli 8 mq di giardino dai resti delle fitolacca, la cui parte aerea annuale raggiunge i due metri di altezza e rinasce ogni anno, e scavo una buca con un rastrello a mo di pala.
Svaso con delicatezza il ficus e lo faccio scivolare nella buca. Facendolo un rametto del ficus, mi penetra nel canale auricolare destro toccando il timpano. Ironia della sorte, ti salvo e tu cerchi di perforarmi un timpano? Cazzo!
Mi viene voglia di lascare tutto così e tornare al mio lavoro, che mi stava aspettando.
Ma poi penso che sia giusto finire ciò che si è iniziato e allora di lena finisco.
Il ficus è adesso piantato in un piccolo spazio di terra, forse troppo piccolo, ma libero. Le sue radici possono scendere in profondità. I ficus benjamin possono essere alberi maestosi e bellissimi, e questo in fondo è il primo albero che pianto nella mia vita.
Forza ficus, voglio vederti grande!