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Benigni e quei 200 grammi di superlativi assoluti

Creato il 20 febbraio 2011 da Andima
Me lo sono rivisto due volte, l'intervento di Benigni al festival di Sanremo, prima di avventarmi su qualche osservazione frettolosa e magari ingenua, ma non riesco ad illuminarmi come leggo in rete o come quando ne parlano altri italiani incontrati in questi giorni in giro per Bruxelles, nel senso che a vedere certe scene non ho le lacrime agli occhi né mi si gonfia esageratamente il petto di uno spirito italico da riaffermare a voce alta e fiera (va bene, un po' mi si è gonfiato, ma infastidito). Certo, chiamato a verseggiare l'inno nazionale durante una celebrazione per l'anniversario della nascita di una nazione, non è facile amministrare le parole quando - come Benigni cita - basta poco per passare da patriottismo a nazionalismo e ancor più difficile, se non impossibile, è prevedere le reazioni della gente, a chi appunto ribolle il sangue nelle vene e la mano sovrasta il cuore e a chi si sente parte del paese più bello, il più mirabile, maestoso, il migliore della storia dell'umanità, del sistema solare, dell'universo.
Bellissima la scena finale del cantar l'inno alla luce soffusa e simpatica più d'una battuta, ma a bloccare la mia illuminazione - credo - saranno stati quei 200 grammi di superlativi assoluti sparsi qua e là, come sale in una minestra saporita e speciale, immancabili altrimenti non si pizzica il palato e il risultato rischierebbe d'essere qualcosa d'insipido, eppure proprio certi sapori, certe prelibatezze naturali bisognerebbe gustarle senza aggiungere aromi, con un po' più di semplicità, perché le spezie poi son sempre un terno al lotto, c'è sempre qualche ospite che non le gradisce, qualcuno che strilla per l'immancabile allergia o altri che si sentono estasiati proprio per quei 200 grammi in più che vanno dritti al palato, direttamente al senso del gusto più profondo e ne vengono conquistati e poi non si sa se abbiano apprezzato il piatto per le spezie o per gli ingredienti principali, proprio quelli che si volevano celebrare.
Ecco perché quei 200 grammi di superlativi assoluti, senza voler spaccare il capello in quattro o voler sempre trovare il pelo nell'uovo, io li avrei omessi, magari evitando quei "la casa reale più antica e gloriosa d'Europa", "tutto il mondo aveva gli occhi sull'Italia", "si tassavano per finanziare questa cosa di grandezza, di bellezza immensa, eroica, epica, erano diventati un mito, tutti gli italiani, dappertutto", "L'Italia è l'unico paese al mondo dove è nata prima la cultura e poi la nazione, non esiste nessun altro luogo al mondo, è una cosa impressionante, ha tenuto insieme la lingua, la cultura, immensa", "L'Italia era il corpo più bello del mondo, questo lo posso dire, proprio per quello era saccheggiato", "in tutti i musei del mondo ci sono km di opere d'arte italiane.. e fa una gioia entrare dentro e camminare e dire ma io appartengo a questa grandezza, io sono uno che vengo da lì", "noi siamo un popolo solenne, memorabile, allegro... l'allegria ci appartiene solo a noi", "Annibale il più grande generale del mondo, una battaglia vinta dagli italiani", "Ogni impero che c'è nel mondo è una pallida, pallidissima, imitazione dell'impero romano", "nessun altro luogo al mondo ha avuto un'avventura impressionante, scandalosamente bella come la città di Roma, nessuno, nessun al mondo, non c'è un'avventura così straordinaria", "tutti a venire a prendere le cose più belle del mondo", "trovatemi un altro popolo che c'ha i colori del poeta più grande del mondo".
Ecco, adesso mi direte che la pasta senza sale non si può mangiare, che un po' ce ne vuole sempre altrimenti diviene immangiabile. Giusto, ma troppo poi fa male al cuore, lo sapete anche voi.

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