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Benito Cereno: l’Ambiguità della Verità Nascosta

Creato il 28 ottobre 2011 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Benito Cereno: l’Ambiguità della Verità Nascosta«Scioglietelo, tagliatelo, presto!»: questo il disperato appello di uno degli spagnoli a bordo della “S. Domenico”, nave negriera il cui capitano, Benito Cereno, dà il titolo al romanzo di Herman Melville del 1856. Ma a chi è rivolto l’appello? E che significato ha? L’uomo che riesce a cogliere quelle parole è il capitano Amasa Delano, «comandante di una grossa nave per la caccia delle foche e per il commercio in genere» che, vedendo la S. Domenico in difficoltà, sale a bordo per offrire aiuto. Solo lui, in quanto persona estranea ai fatti, può sciogliere, tagliare il nodo che stringe realtà e finzione al collo di Benito Cereno. Infatti, a bordo della possente e malandata nave ispanica vi è un mistero, qualcosa che non quadra; e l’intero libro è incentrato proprio sul procedimento mentale di capitan Delano volto a comprendere la verità. Un procedimento che mette in luce svariate problematiche. In primo luogo, è necessario precisare la natura del “buon capitano”, come viene definito dallo stesso autore, che ha un carattere benevolo, caritatevole, cordiale, compassionevole: tutto ciò a discapito dei ferrei ragionamenti che, mettendolo in guardia, lo spingevano verso insidiose allusioni e il sentore di pericoli imminenti, ovviamente ignorati a causa della sua buona fede verso il genere umano. Così, sarà il suo carattere a far vedere nelle premurose cure dello schiavo Babo una fedeltà mai vista, tale da fargli esclamare: «Don Benito, vi invidio un tale amico, poiché schiavo non lo posso chiamare»; e saranno i suoi pregiudizi a far vedere nei gesti di una giovane madre nera: «La natura nella sua nudità […]. Tenerezza e amore genuino» e rivolgendo lo sguardo al restante equipaggio femminile: «Come molte donne selvagge sembravano insieme tenere di cuore e robuste di costituzione […]. Spontanee come le femmine del leopardo; amorose come colombe»; mentre il suo intelletto viene sferzato da correnti opposte, fuorviato e indirizzato allo stesso tempo, da parte dei membri dell’equipaggio. Tanto meno poteva fornire aiuto il povero Benito Cereno, continuamente pervaso da inquietudini e colpito dai mancamenti che la sua mente, messa terribilmente alla prova, gli procurava.

Benito Cereno: l’Ambiguità della Verità Nascosta

Certo, la sua situazione non era per nulla facile, e solo alla fine si scoprirà il motivo del suo stato mentale. Capitan Delano dovrà, infatti, trascorrere un’intera giornata a bordo della malandata nave, per poter rendersi conto della realtà dei fatti. Una realtà quanto mai triste e controversa, poiché il povero capitano è stato ammutinato e colui che guida la rivolta non è altri che Babo, il suo servo fedele. Una rivolta dove le donne hanno perso tutta la loro tenerezza e, dopo aver cantato e danzato durante gli assassinii dell’equipaggio spagnolo, hanno fatto pressioni su Babo per uccidere Don Benito. Tutto ciò ci viene svelato dall’autore attraverso i documenti del tribunale tenuto a giudicare e valutare i fatti, per giungere alla condanna dei colpevoli. Ebbene, se quei giudici decidettero, a ragione, di condannare i rivoltosi per le atrocità commesse, possiamo noi giudicarli così freddamente, senza riflettere sull’intera vicenda? Perché, se è assolutamente normale la netta riprovazione da parte di un tribunale di bianchi alla fine del ‘700, non lo è altrettanto una condanna totale da parte nostra, che facciamo dei diritti dell’uomo una bandiera da difendere a tutti i costi. Che diritto avevano gli spagnoli di imprigionare e ridurre in schiavitù uomini liberi? La rivolta non era la più normale delle reazioni? Ma, a loro volta, gli schiavizzati, che diritto avevano di fare quella strage e commettere quelle atrocità, seppur a danno dei loro “aguzzini”? Di questo l’autore non parla; Melville preferisce esporre i fatti “oggettivamente”, attraverso le testimonianze del tribunale, o filtrati dagli occhi del generoso capitan Delano, il quale, se non altro, fornisce una visione maggiormente bonaria della realtà, quando questa non gli è ancora del tutto chiara. Ed è tale nascondersi dietro ai fatti che fa emergere tutta l’ambiguità e la relatività della situazione. A questo punto cosa ci resta da fare se non schierarci con l’una o con l’altra anima della S. Domenico? Sullo sfondo di un mare che, divenuto blu come il cielo illuminato da un sole raggiante, ha già dimenticato tutto e si stende, lieve, sulla cupa ombra di Benito Cereno.


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