Un bel minestrone (foto; http://paradiserecipe.com/2010/02/minestra-di-riso/) di notizie in questo periodo. Ricordate quel corridore di atletica che non molto tempo addietro venne fermato perché aveva usato un pene finto per gabbare il controllo antidoping, oggetto acquistato dalla sua fidanzata sul Web? Tre anni di squalifica per lui, tre e mezzo (in questo caso interdizione) per lei, causa complicità. Ricordate “Mister Pipì d’Angelo” Di Luca? Quello che aveva confessato il suo doping al Giro 2009 facendolo “per i ragazzi”, per doparsi nuovamente? Ha ricevuto la squalifica a vita e ovviamente ha dichiarato che sapeva che sarebbe andata così, perché doveva esserci qualcuno a pagare per tutti. Poi ha fatto riferimenti velati – ma mica tanto se si seguono le gare – a un tizio che “vinceva e vince le cronometro a 60 chilometri orari”. Viene in mente la cronometro iridata toscana dove il teutonico Martin vinse a 53 di media. Sarà questo il riferimento? All’omertà l’ardua risposta. Rispunta Damiano Cunego che ha raccontato come l’ultimo periodo della sua vita non sia stato il colmo della felicità, di come il trasloco in Svizzera non sia servito a una mazza, se non ha irrobustire la nostalgia del suo Veneto. E di come tutto questo abbia avuto riflessi sul suo zoppicante rendimento ciclistico. Damiano è tornato ad abitare nel veronese. Adesso lo attende un periodo delicato e rognoso, con l’inchiesta che inizierà il suo iter burocratico/giudiziario per il caso Lampre. La prima udienza (chiamata per modo di dire udienza filtro), inizierà martedì. La Lampre è a un bivio. Chi troverà il cartello “Strada chiusa”? Salta poi fuori il Gran Capo Malagò (CONI) che dichiara di esser stufo di veder “sputtanare” il ciclismo per questioni riguardanti il doping. La Lampre ringrazia. Malagò poi rilancia che bisogna iniziare a dare una ripulita al ciclismo amatoriale (e di certo non per questioni di calzini troppo corti). Se i tempi saranno rapidi quanto quello professionistico i ciclisti ladri della domenica possono imbrogliare ancora per un bel pezzo. Chi invece adesso non vuole più perdere tempo ed è tornato a farsi vivo è Michele Acquarone, l’ex boss del Giro, che dichiarandosi danneggiato riguardo alla sua immagine – appiedato da un giorno all’altro dall’Rcs causa sospetti per soldi spartiti non si sa dove – pare voglia dar lavoro ai suoi legali. Una notizia che tra le pagine Gazzetta non ha trovato molto spazio (chissà come mai!), ma sarebbe da sapere il motivo per cui tutto il gruppo di lavoro di Acquarone venne appiedato come il loro stesso capo. Eh si, la stagione sta proprio ripartendo.
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Un bel minestrone (foto; http://paradiserecipe.com/2010/02/minestra-di-riso/) di notizie in questo periodo. Ricordate quel corridore di atletica che non molto tempo addietro venne fermato perché aveva usato un pene finto per gabbare il controllo antidoping, oggetto acquistato dalla sua fidanzata sul Web? Tre anni di squalifica per lui, tre e mezzo (in questo caso interdizione) per lei, causa complicità. Ricordate “Mister Pipì d’Angelo” Di Luca? Quello che aveva confessato il suo doping al Giro 2009 facendolo “per i ragazzi”, per doparsi nuovamente? Ha ricevuto la squalifica a vita e ovviamente ha dichiarato che sapeva che sarebbe andata così, perché doveva esserci qualcuno a pagare per tutti. Poi ha fatto riferimenti velati – ma mica tanto se si seguono le gare – a un tizio che “vinceva e vince le cronometro a 60 chilometri orari”. Viene in mente la cronometro iridata toscana dove il teutonico Martin vinse a 53 di media. Sarà questo il riferimento? All’omertà l’ardua risposta. Rispunta Damiano Cunego che ha raccontato come l’ultimo periodo della sua vita non sia stato il colmo della felicità, di come il trasloco in Svizzera non sia servito a una mazza, se non ha irrobustire la nostalgia del suo Veneto. E di come tutto questo abbia avuto riflessi sul suo zoppicante rendimento ciclistico. Damiano è tornato ad abitare nel veronese. Adesso lo attende un periodo delicato e rognoso, con l’inchiesta che inizierà il suo iter burocratico/giudiziario per il caso Lampre. La prima udienza (chiamata per modo di dire udienza filtro), inizierà martedì. La Lampre è a un bivio. Chi troverà il cartello “Strada chiusa”? Salta poi fuori il Gran Capo Malagò (CONI) che dichiara di esser stufo di veder “sputtanare” il ciclismo per questioni riguardanti il doping. La Lampre ringrazia. Malagò poi rilancia che bisogna iniziare a dare una ripulita al ciclismo amatoriale (e di certo non per questioni di calzini troppo corti). Se i tempi saranno rapidi quanto quello professionistico i ciclisti ladri della domenica possono imbrogliare ancora per un bel pezzo. Chi invece adesso non vuole più perdere tempo ed è tornato a farsi vivo è Michele Acquarone, l’ex boss del Giro, che dichiarandosi danneggiato riguardo alla sua immagine – appiedato da un giorno all’altro dall’Rcs causa sospetti per soldi spartiti non si sa dove – pare voglia dar lavoro ai suoi legali. Una notizia che tra le pagine Gazzetta non ha trovato molto spazio (chissà come mai!), ma sarebbe da sapere il motivo per cui tutto il gruppo di lavoro di Acquarone venne appiedato come il loro stesso capo. Eh si, la stagione sta proprio ripartendo.
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