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La porta si chiuse alle sue spalle e Marzia capì di essere in trappola. Qualcuno – e non era difficile immaginare chi – aveva manomesso la maniglia rendendo impossibile aprirla dall’interno.La vide arrivare dal fondo del corridoio strascicando i piedi, la testa piegata di lato e la bocca aperta in un grido silenzioso da cui colava un misto di sangue e materiale putrefatto. Marzia tentò di colmare con le parole l’abisso che la separava da quella mente sprofondata nel buio.“Benedetta, mi riconosci? Sono Marzia Paoli. Ci conosciamo da quando eravamo compagne di banco al liceo e ti passavo i compiti di latino, ricordi?”Passi lenti, instancabili.“Quello là in fondo è Massimo, vero?” indicò un ammasso informe sul pavimento della cucina. “Ci deve essere anche il suo operatore: sono quasi inciampata nella videocamera entrando. Sai che il programma sui misteri non è andato in onda questa settimana? Lo so, a te sembrerà una cosa poco importante ormai, ma c’è un mucchio di gente là fuori che li sta cercando. Non che a me fosse simpatico, ma non è bello da parte tua attirare qui i tuoi colleghi per un’intervista e poi… Del resto l’hai fatto anche con me, solo che io, a differenza di Massimo, ho capito cosa ti era successo. Ti avevo avvisata di essere prudente durante il tuo viaggio ad Haiti: alcune mamaloa sono molto suscettibili.”Nessun barlume di umanità nel cadavere marciante. Solo fame.“Tempo fa un amico americano, che fa l’Ammazzavampiri, mi ha regalato questa” estrasse una Glock 17 e l’armò “proprio per casi come il tuo. Non pensare che non la sappia o non la voglia usare.”Due braccia protese e uno sparo: una testa esplose e un corpo si afflosciò come un sacco vuoto. “Oltretutto i tuoi libri di cucina non mi sono mai piaciuti, Benedetta.”