Beppe Grillo, il Movimento 5 Stelle e la lotta politica
Creato il 24 settembre 2011 da Paopasc
@questdecisione
Comunicato crudo e disilluso di Beppe Grillo sul suo blog, anche se termina con parole che invitano a non mollare. Il succo del suo discorso è questo: le abbiamo provate tutte per abbattere democraticamente questa classe politica (di governo e di opposizione) ma riscuotiamo ancora solo il 6% dei consensi. In più, la stampa non parla mai delle nostre iniziative.E' la dura legge del farsi strada in una giungla di agguerritissimi concorrenti. La politica attrae come le mosche il miele, e non certo per la passione politica. Un altro fattore fondamentale nel riuscire o meno a farsi strada è dato dal fatto che la gente non è capace di giudicare con la propria testa: ha bisogno di un suggerimento, o per seguirlo o per non seguirlo. In ogni settore: nel campo artistico, nella musica, nella letteratura, nelle scienze, ovunque, se c'è un soggetto che propone delle novità, se non è sostenuto da qualcuno autorevole o autoritario, farà una grande difficoltà ad emergere. Ecco cosa dice GrilloLe abbiamo provate tutte per tagliare la testa del serpente. Percorso ogni centimetro di via democratica dalle leggi popolari, ai referendum, agli appelli ai partiti, al programma consegnato a mano a Prodi, all'audizione in commissione Affari Costituzionali. Mi sono vestito da pittima davanti a Montecitorio e sono andato a Brussel. Abbiamo fatto i Vday per un Parlamento Pulito e un'informazione libera, non quella a libro paga dei partiti con contributi diretti e indiretti. Il Cozza Day. Ci siamo consumati le suole delle scarpe per l'Italia da una piazza all'altra, con mille banchetti per risvegliare il senso civico degli italiani. Nel frattempo abbiamo subito insulti di ogni tipo e nessuna azienda, organizzazione, istituzione ci ha finanziato con un solo euro. Hanno fatto il vuoto intorno a questo blog, a parte le querele.
Niente da fare, è così difficile scalfire la dura scorza della credibilità o dell'indifferenza. Ce n'è anche per i giornalistiHanno fatto il vuoto intorno a questo blog, a parte le querele. Il MoVimento 5 Stelle è oscurato. Questi fetenti di giornalisti piuttosto parlano di foche monache o del reggicalze di Pippa, ma non citano mai una sola iniziativa del M5S. Lo cancellano con il popolo Viola, oggi appendice stipendiata dei partiti di opposizione che lo usano come civetta acchiappavoti insieme agli indignados italiani, i pirati tedeschi italiani, gli islandesi italiani. Il M5S è dato tra il 3,5% e il 6% e alle elezioni politiche parteciperemo!
Eppure, una vera rivoluzione (leggi riforma profonda) del sistema politico italiano passa anche per partiti o movimenti come quelli di Grillo, che potrà pure non essere quello ideale per portarci fuori dalla crisi ma è comunque un passaggio obbligato. Finché rimarranno questi politici di professione, con le loro esigenze di controllo e gestione, la politica vera sarà subordinata all'interesse personale dei singoli politici di mantenere il loro status quo. Le loro carriere sono tra le più lunghe del mondo. Per mantenere un potere così a lungo bisogna crearsi le condizioni adatte, coltivare il proprio orticello di influenze e relazioni, avere il proprio seguito. Essenzialmente i metodi per avere un seguito sono due: o l'autorevolezza intellettuale (o morale, hai visto mai) o l'autorità (decisionale, economica, istituzionale e così via). Quasi tutti usano l'autorità. E' più semplice, ma non solo per colpa di chi l'utilizza. Infatti, l'autoregolazione che prevede l'autorevolezza è una condizione difficile da stabilire e mantenere. Molto meglio la regolazione imposta dall'autorità, che obbliga a conformarsi a certe regole. La speranza di coloro che si avventurano nell'ambito di influenza dell'autorità di un uomo politico o pubblico è quella di aumentare le proprie chance di ottenere benefici: scelgono di obbedire all'autorità solo per averne un ritorno. In più, essendo così instabile, questo genere di rapporti mal tollera le prese di posizione. Infatti, in questo genere di relazioni il diritto di critica è uno dei meno perdonati. Basta osservare cosa succede nella politica italiana: se un politico inganna il paese si è garantisti a oltranza, se invece quello stesso politico critica, o almeno prende le distanze da un altro politico, allora è un traditore (si veda il caso Berlusconi-Fini o, ancora prima, Berlusconi-Bossi, quest'ultimo rientrato per superiori esigenze), senza garantismi.Vi lascio con questa notazione:nelle loro vicende personali i politici si comportano come noi nella nostra vita. A nessuno di noi piace il tradimento. L'incapacità dei politici di comprendere che corruzione, concussione, privilegi, insomma tutto quella che fa parte del concetto di casta, è una sorta di tradimento alla nostra fiducia, è probabilmente dovuta a carenza empatica. Se la continuità tra empatia ed etica è ipotizzabile, ecco che si completa il circuito: la carenza empatica comporta una carenza etica. Per questo motivo, anche per l'uomo delle istituzioni, il proprio privato verrebbe prima del pubblico.
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