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Beppe Grillo, il “Vento divino” che salvò Silvio Berlusconi

Creato il 24 aprile 2013 da Catreporter79

Nel 1274 e nel 1281, la poderosa flotta mongola agli ordini di Kublai Khan tentò lo sbarco sulle coste giapponesi, così da invadere l’Impero del Sol levante, assoggettandolo­. In entrambe le occasioni, giunse ai nipponici dalla natura un aiuto tanto inaspettato quanto determinante: un tifone, il “kamikaze”, il “vento divino”, appunto. Beppe Grillo aveva la possibilità di creare con il centro-sinistra­ un governo di “scopo”, che desse al Paese quelle riforme (in buona parte giuste e condivisibili) che avevano fatto da propellente al suo successo elettorale. Avrebbe potuto sedersi a capotavola, negoziando dalla posizione di forza che la sua consistenza numerica gli assicurava, per cambiare le cose. Avrebbe, soprattutto, potuto eliminare Berlusconi in via definitiva dalla vita pubblica e politica nazionale, varando un dispositivo sul conflitto di interessi, impedendogli di far slittare i processi, facendo applicare la legge del 1956 sull’ineleggibi­lità. Invece, il comico genovese ha preferito adottare una strategia di attacco, prima contro il PD, scardinandolo (o cercando di scardinarlo) con il grimaldello Rodotà, e adesso contro il duo PD-PDL, costringendo il partito di Via Sant’Andrea delle Fratte e quello di Via dell’Umiltà ad un responsabile (ma sicuramente impopolare) “menage a dois”, pretesto, strumento e volano ideale per la sua demagogica campagna “anticastista”.­ Nessuna riforma auspicata dall’elettorato­ pentastellato sarà varata, e Berlusconi continuerà, impunemente, a dettare legge in politica, a detenere il timone della nave Italia. Questo, “stricto sensu”, il risultato prodotto da Grillo, il “vento divino” che spazzò i giudici dall’orizzonte berlusconiano. Il comico ha così fornito la prova definitiva sulla sua reale natura: affetto da ipertrofia dell’ego, vede nella politica un mezzo di affermazione personale e di personale rivalsa, innanzitutto nei confronti del PD, cui non ha perdonato il “gran rifiuto” ai tempi delle primarie del 2009. Anni di “confino” alla corte dello yogurt Yomo dopo le battute sul Garofano, hanno inoltre reso esasperate la sua ambizione, la sua voglia di riscatto, la sua acrimonia revanscista. E a pagarne le spese siamo in 61 milioni. Anzi, sono. Au revoir, mon docue pays. Bonne chance.



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