Berezovskij ha contribuito a creare la Russia di Putin e Cipro a mantenerla: e ora?
Creato il 30 marzo 2013 da MatteoLa scomparsa di Boris Berezovskij e il crac di Cipro non tracciano affatto una linea sui "turbolenti" anni Novanta, ma sui torbidi "anni Zero"
27.03.2013
Così è coinciso: praticamente allo stesso tempo ha cessato di vivere il costruttore generale di Putin (peraltro Berezovskij non ha creato El'cin) e si rovina il paese divenuto il rifugio di molti capitali salvati in territori caldi dalle particolarità del clima affaristico della Russia putiniana.
Gli anni Novanta in Russia se ne sono andati non con la scomparsa di Berezovskij e neanche con la morte nel 2009 di Egor Gajdar [2], che nel primo decennio post-sovietico del paese giocò un ruolo ben più significativo dell'oligarca poi caduto in disgrazia. Gli anni Novanta se ne sono andati assolutamente secondo il calendario il 31 dicembre 1999 con le parole del messaggio di Capodanno alla nazione di Boris El'cin: "Sono stanco, me ne vado". Con l'annuncio del temporaneamente facente funzione di presidente Vladimir Putin. Questi essenzialmente, e non per forma, risultò il successore non tanto di El'cin, quanto di Brežnev e Stalin con la nota correzione di tempo.
Solo formalmente Berezovskij non ha giocato alcun ruolo nella storia del paese negli anni 2000 dopo la sua emigrazione forzata in Inghilterra, in cui ha passato almeno dieci anni. Infatti neanche Gajdar ci fu in politica dalla metà degli anni '90, ma le sue azioni all'inizio di questi hanno determinato per molti versi il corso della storia in questo primo decennio della Russia post-sovietica. Berezovskij ha giocato il suo ruolo principale nella vita al confine tra i secoli e le sue conseguenze hanno determinato proprio gli "anni Zero" e non gli anni Novanta. E' diventato una delle figure chiave nella comparsa del primo presidente "da incubatrice" cresciuto all'interno della ristretta cerchia delle persone vicine al capo di Stato in carica. Ha posto le basi del modo quasi monarchico, di corridoio, del tutto in contraddizione con lo status costituzionale e repubblicano della Russia di nascita e di trasmissione del potere nel paese. Anche se la ristretta cerchia delle persone vicine in 12 anni ha subito significativi mutamenti, Putin resta come in precedenza prima di tutto il presidente di questo, nella terminologia dei mediocri politologi pro-Cremlino, "Politbjuro segreto" e non del paese Russia. E' il capo del consiglio di amministrazione dello stato corporativo in cui la Russia si è trasformata per molti versi grazie agli sforzi di Berezovskij.
Da ora a questa corporazione "Russia" si esaurisce semplicemente a vista d'occhio il capitale - intellettuale, morale, politico e propriamente finanziario. Si capisce che il punto di partenza della fine del putinismo come stato degli agenti delle strutture armate giunti al potere e alla proprietà, che con l'aiuto della pioggia di petroldollari hanno spinto la popolazione stanca di mutamenti nell'orticello della vita privata, è stata la crisi economica globale degli anni 2008-2009. Ma allora governava la Russia il secondo presidente "da incubatrice", la "matriosca nella matriosca" Dmitrij Medvedev. E Putin-premier aveva anche la possibilità di fare almeno finta che non fosse sotto di lui che la Russia aveva così grandi problemi. E la crisi era effettivamente globale e non proprio russa.
Adesso la Russia putiniana, che si sarebbe risollevata dopo essere stata in ginocchio [3], che ha riacquistato la retorica banditesca da superpotenza, reagisce al crac del piccolo stato isolano europeo come il Kirghizistan alla chiusura del mercato Čerkizovskij: "espropriazione", "rapina di quanto rapinato". Là il Kirghizistan vendeva più della metà della produzione di base (a parte la produzione di papavero da oppio) di una branca dell'economia – l'industria leggera.
Mentre i ciprioti con i cervelli gonfiati da una pluriennale vita tranquilla al sole vanno alle manifestazioni con slogan sulla Russia salvatrice (proprio come nella vecchia barzelletta di ambito medico: "Infermiera, forse si può andare in rianimazione?" – "Se è stato detto all'obitorio, significa all'obitorio"), l'élite russa è in tempo per cominciare praticamente a pensare alla propria salvezza.
Nelle notevoli memorie su Berezovskij pubblicate da Gazeta.Ru [4] Pëtr Mamradze, ex capo dell'apparato di Shevardnadze, ricorda come in uno dei suoi viaggi in Georgia Boris Abramovič direttamente in macchina definì Stalin "super-geniale". E spiegò: "Perché in questo stupendo paese, in Russia egli e solo egli ha saputo costruire un sistema che funziona da se come sistema. Ecco che noi in un modo o in un altro risolviamo questioni parziali, ma creare un sistema in questo paese non riuscirà a nessuno di noi".
I prossimi anni daranno risposta alla domanda se Berezovskij ha creato un sistema o ha solo risolto la "questione parziale" dell'immunità della famiglia [5] di El'cin. La cosa più probabile è che nuove agitazioni politiche attendano il nostro paese e che sorgeranno ogni volta che cesserà di vivere o diventerà superato un altro governante. Infatti neanche i più accesi sostenitori dell'attuale potere negheranno che Putin è mortale. E questo è il principale difetto ineliminabile del sistema.
Semën Novoprudskij, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/columns/57413.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Grande mercato della zona settentrionale di Mosca. [2] Egor Timurovič Gajdar, uomo guida delle riforme economiche della Russia post-sovietica. [3] La Russia che si risolleva dopo essere stata in ginocchio è uno dei più noti slogan di Putin. [4] Giornale (questo significa gazeta) online russo. [5] Intesa come entourage.
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