Ripubblico in bel’ordine, con tanto di link alla pagina del festival, del Palmarès dell Berlinale 2014.
Orso d’oro per il migliore film: Bai Ri Yan Huo (Black Coal, Thin Ice)
di Diao Yinan
il regista con il suo Orso d’oro
Orso d’argento Gran premio della giuria: The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson
Orso d’argento premio Alfre Bauer “per un film del futuro che apre nuove prospettive”: Aimer, boire et chanter di Alain Resnais
Orso d’argento per la migliore regia: Richard Linklater per Boyhood
Orso d’argento come migliore attrice: Haru Kuroki per il giapponese Chiisai Ouchi (The Little House)
Orso d’argento come migliore attore: Liao Fan per Bai Ri Yan Huo (Black Coal, Thin Ice)
Orso d’argento per la migliore sceneggiatura: Anna e Dietrich Brüggemann per Kreuzweg
Orso d’argento per il migliore contributo tecnico: Zeng Jian per la fotografia di Tui Na (Blind Massage) di Lou Yen
Premio migliore opera prima: Güeros di Alonso Ruizpalacio, presentato nella sezione Panorama
Commento. L’ho già detto, e lo ripeto: l’Orso d’oro al film di Diao Yinan non se l’aspettava nessuno, è stato un trauma per la press internazionale che puntava su Boyhood. Anche perché questo Bai Ri Yan Huo molti non l’hanno neanche visto, non essendo sulla carta tra i film di spicco, e tutti adesso a chiedersi come sia stato possibile che la giuria oltre al massimo premio gli abbia dato anche quello per il migliore attore. Intendiamoci, non è uno scandalo, il film i suoi meriti li ha (e anche qualche limite), però non s’è sentita una voce gridare al capolavoro (almeno, io non l’ho sentita). La conferma che si tratti di una sorpresa assoluta viene dall’elenco dei molti premi collaterali di questa Berlinale, dove non compare mai, ma proprio mai, Black Coal, Thin Ice. I pronostici erano tutti per Boyhood di Linklater, il quale nel ritirare il consolatorio prmio come miglior regista è apparso alquanto giù di tono, e giustamente. Wes Anderson non si è neanche fatto vedere e ha mandato uno spiritoso (con retrogusto acido) messaggio letto da Greta Gerwig dove ricordava che dopo “il leoncino” di Venezia e un altro premio “piccolo” finalmente ha vinto qualcosa di normali dimensioni. Solo un premio minore al meraviglioso Kreuzweg, niente all’altro tedesco Jack dato tra i favoriti. Tra gli (immeritatamente) sconfitti il greco Stratos e l’inglese ’71. Un palmarès tra i più fuori di testa degli ultimi festival internazionali, ma così vanno i festival, signori. Dal sapore dadaista il riconoscimento “cinema del futuro” al film del novantaduenne Alain Resnais, che peraltro è quello che più è piaciuto ai critici ventenni.