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Berlinale: How are you e Ocio.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
  • Categoria Cuore
  • Categoria Cervello

È passato qualche giorno dalla conclusione della Berlinale: i cinema di Berlino tornano alla normalità e anche io. Ho visto molti film, ne avrei potuti vedere di più, ma insomma, ho fatto una bell’immersione nel mondo luccicante della Berlinale.
Qui vi racconto i due film che tra tutti preferisco, e che per questo vi consiglio.

Ocio, regia Juan Villegas e Alejandro Lingenti, produzione argentina.

Quando si riaccendono le luci e applaudo, in sala ci sono già i due registi pronti per l’intervista. Che tipi! Easy e cool. Sconosciuti, raccontano di aver voluto girare un film con un budget modestissimo, meno di 10.000 dollari, e di essersi lasciati guidare dalle limitazioni economiche. Così, per ottenere una qualità professionale con camere a basso costo, hanno utilizzato poca luce nelle scene e teleobiettivi. Questa scelta ha dato al film una sua personalità, evidente in tutte le scene.
È una storia semplice, questa di Ocio. Siamo in Argentina, un uomo, un ragazzone appena adulto, ascolta musica dal suo giradischi (musica argentina degli anni ’70), fuma lento le sue sigarette, beve il caffè. E i suoni, le immagini, i pochi colori raccontano più che le sue parole. Accompagnato da un riff di chitarra distorta, va avanti lento questo film, lento, e lento si intrecciano le vite di suo padre, dei suoi amici, del “rubio”, e lentamente si arriva al conflitto. Che scoppia alla fine, quando la musica ci racconta di un altro “ocio”. Da vedere, assolutamente.

How are you, regia Jannik Splidsboel, produzione danese.

Con spirito da festival ho comprato il biglietto e, senza conoscere nulla di questo film, mi son seduto in sala e ho aspettato il buio. All’inizio penso: “Eccoci, un altro documentario sulla vita di una coppia omosessuale che racconta le difficoltà quotidiane…”. Questo sembra all’inizio. Poi, però, capisco che i due protagonisti sono in realtà due artisti di fama internazionale, sono Elmgreen & Dragset. È frutto del loro estro, per esempio, il toccante monumento agli omosessuali di Berlino, il Denkmal für die im Nationalsozialismus verfolgten Homosexuellen. Il documentario racconta la vita degli artisti, l’origine delle idee dietro le opere, il processo di realizzazione, il successo internazionale. Si svolgono diversi intrecci nell’ora della pellicola, ma la vicenda principale è legata alla costruzione del padiglione scandinavo della Biennale 2009. È un’opera d’arte questo film, che mette in mostra tanta bellezza e tanta umanità.

… La Berlinale mi manca già, beh, in attesa della 62esima edizione, mi perderò nelle sale luminose di Karl-Marx-Allee o di Kreuzberg.

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