di Rina Brundu. La novità c’è ed è di quelle che dovrebbero dar da pensare: la Politica con la P maiuscola è tornata! Certo non lo fa a suon di complimenti o di grandi discorsi ispirati ma nell’Italia post Tangentopoli bis e post Regionopoli sarebbe davvero chiedere troppo. Lo fa, piuttosto, ingaggiando una battaglia dal gusto antico, che per tanti versi ricorda le annose schermaglie tra Don Camillo e Peppone prima della resa dei conti. La differenza è che, stavolta, a darsela di santa ragione, sono tutti i nipotini del Berlinguer più idolatrato, un poco come se Peppone, ignorando l’impenitente parroco avversario di una vita, il cazzotto in faccia lo desse direttamente al Brusco. O allo Smilzo, che non fa differenza.
Be’ naturalmente non fa differenza per noi, ma se fossimo nei panni del Brusco o dello Smilzo (per intenderci, dei mitici collaboratori dell’immortale sindaco di Brescello), sarebbe tutt’altra faccenda. Ne sa qualcosa lo stesso Peppone-Bersani che dopo il suo ultimo discorso teso a “screditare” la fascinazione capitalistica di Renzi-lo Smilzo si è quasi visto recapitare una querela dal finanziere Davide Serra (il Brusco?). Che, debbo confessarlo, io del dottor Serra non avevo mai sentito parlare e quando Peppone-Bersani se ne è uscito con l’arringa accusatoria sugli affaristi delle Cayman ai tanti ho pensato (del resto, c’é solo l’imbarazzo della scelta!), tranne che a lui…
Ma, strascichi giudiziari a parte, il punto importante resta, a mio avviso, il fatto che la Politica con la P maiuscola sia tornata a farsi sentire. Nelle sue solite forme. Anche più nobili. Questa battaglia ingaggiata da Vendola, ma soprattutto da Renzi, contro i vertici del PD è infatti cosa buona e giusta e in dato modo acquista maggior dignità politica con il suo svolgersi di pari passo alla battaglia affrontata oltre oceano da Obama e da Romney. Perché la Politica, ovvero la Politica che supporta le dinamiche civili di ogni grande Paese democratico, è spesso, molto spesso, dinamica dialettica (per inciso, dialettica diversa da quella grillesca!), ed è battaglia senza esclusioni di colpi, che non guarda in faccia nessuno. Ci stanno meno le querele, ma il (metaforico?) cazzotto sopra la cintura di guareschica memoria è, secondo me, arma assolutamente legittima. Meglio ancora, non si può fare senza!
Ad essere completamente onesti, si potrebbe finanche scrivere che questa battaglia in seno al PD è la prima battaglia politica dell’Italia repubblicana veramente degna di un tal nome, dopo quelle fictional di don Camillo e Peppone e della Santanché vs vertici del PDL. Questo perché per quanto possa sembrare strano, questa nostra democraticissima Repubblica non ha mai vissuto come tale, per demeriti propri e spesso, molto spesso, per vizi altrui. Doveva insomma arrivare l’era digilizzata, nonché la forzata “rottamazione” di una intera generazione politica fallimentare, per innescare la miccia, ma per l’Italia, finalmente (!), prove tecniche di democrazia.
Featured image, Don Camillo e Peppone, fonte Wikipedia.
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