1977, Giuseppe Bertolucci.
Ocio a non confondere i "bertolucci". Questo si chiama Giuseppe, fratello del più noto Bernardo, col quale pure ha collaborato a diversi film. Qui ha portato in film una commedia dallo stesso Giuseppe scritta per Roberto Benigni: "Cioni Mario di Gaspare fu Giulia".
Se qualcuno s'è abituato al Benigni edulcorato, oscarizzato e, scusate ma mi scappa proprio dirlo, imborghesito dei nostri giorni, farebbe meglio ad evitare questo film. Qua c'è il Benigni vero, quello che m'è sempre piaciuto, completamente fuori dagli schemi! Con un piglio grottesco degno dei miei miti Ciprì e Maresco si parla di gente disadattata, ai confini dell'umana decenza, incazzata abbestia con la propria situazione sociale.
Argomento costante in senso letterale: seghe, pompini, trombare (che è una specie di chimera), ma anche cacate e pisciate, non ci si fa mancare nulla.
Argomento costante in senso lato: la politica, il desiderio di rivoluzione, l'ateismo, la delusione per una mancata lotta di classe vera. Quest'ultimo punto ha una metafora fantastica a un certo punto, quando il Cioni confronta la polluzione notturna spontanea con le pippe successive fatte appositamente. Ebbene, una rivoluzione politica dovrebbe essere come quella polluzione, un fenomeno da cogliere al momento e sublimare ché quello che viene dopo risulta poi artefatto, e scema appunto in pippe, in tutti i sensi.
Molto divertente! Ma deve piacere l'umorismo dei toscani più veraci, acido e, in questo caso, fortemente sex-oriented. Pure un prete dirà una quasi-bestemmia e le campane della chiesa suoneranno Bandiera Rossa. Fa tenerezza che il Cioni, per pagare il debito di una partita a carte, offrirà le macilente carni della madre ai sollazzi sessuali del vincitore il quale, pago come non mai del piacere provato, si convincerà in virtù di questo che dio esiste. E quindi? E quindi nulla, è un film contro, anti-tutto, volgare, sporco e per ciò: da godere! Fiasco commerciale, pieno di tagli all'uscita, pure vietato ai minori, oggi si reperisce facilmente in versione integrale.
quello era ciò che proponeva il cinema di paese. su questo argomento ne avrei da dire, ma ne parlerò in una prossima recensione.
laggiù in fondo, su un campo vicino all'autostrada (siamo in zona Prato) una famiglia fa un pic-nic. uno squallore proprio da "Cinico TV".
è una vecchia, ma anche il bocconcino più ambito della balera all'aperto. sarà la sola conquista del Cioni, della sua vita, ma gli "amici" sapranno come rovinargliela.
povero Berlinguer, ridotto ad uno spaventapasseri, però il Cioni ci parla e parecchio, con fiducia e rispetto.
Devo dire la verità, vedere cotanto personaggio così rappresentato, simil-fantoccio, m'ha fatto una certa sensazione, più che altro per il significato che poteva sottendere. Ma non la fece al bravo Enrico, personaggio d'altri tempi: le censure al film non arrivarono da lui, ma dai "soliti". Oggi un d'alema qualsiasi per una caricatura all'Ottavo Nano fatta dall'ottima Sabina Guzzanti ha fatto un'alzata di scudi... altri tempi, ripeto, e personaggi d'altro spessore.
bel quartetto
sembrava fosse la volta buona, 2 femministe che poi troverà alla casa del popolo, dove non vi dico... che succederà!
Bozzone, un trucidissimo ma poeta, si prepara alle grazie flaccide della mamma del Cioni
eccola la mamma, gli sta raccontando la favola del "Paese dei culi rotti". E' Alida Valli, non proprio facilmente riconoscibile.
La nota canzone, nota sempre a chi ama il Vero Benigni, "L'inno del corpo sciolto", venne composta durante le riprese e avrebbe dovuto far parte del film ma poi si decise diversamente.
Eccola qua, in una bella versione live.