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Berlusconi e il Conte Vlad

Creato il 20 settembre 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
Berlusconi e il Conte VladVa bene, perfino Gesù nella sua cerchia ristretta aveva qualche elemento poco raccomandabile. Giuda, per intenderci, non era certo uno stinco di santo, eppure frequentava il giro giusto, godeva di conoscenze invidiabili, roba dell'altro mondo (in senso letterale). Ciò non fu sufficiente: già all'epoca si notò come la natura umana fosse debole, come gli infingardi non sapessero resistere alle suadenti tentazioni. Così, dopo una Via Crucis costata appena trenta denari, Iva inclusa, gli evangelisti ebbero l'accortezza di presentare la storia per come l'avevano vissuta, secondo i caratteri della narrazione personale. Non definirono l'Iscariota un "responsabile", un "eroe contemporaneo". Non lo fecero per amor di Verità ed in onore al Padre Eterno, né pretesero dai posteri un giudizio equidistante ed imparziale, una sorta di ricusazione morale del Giudice Supremo.Duemila anni dopo tutto è cambiato. Il Papi eterno, l'Unto del popolo, lo stesso che dopo una condanna definitiva ha mandato messaggi preregistrati a tutte le emittenti manco fosse un emiro del Mullah Omar, di fronte allo spessore etico dei suoi compagni di brigata ha tirato diritto, imbracciando le armi in difesa delle miserie delle proprie milizie. Tale padre, tali figli. Del resto ogni generale guida l'Esercito che ha ricevuto in dote, piaccia o meno il suo tasso di efficienza. Pertanto si serrano le fila: va bene, passi Dell'Utri, eminenza grigia della prima ora, uomo Fininvest condannato per mafia; si soprassieda sull'onorevole Cosentino, nonostante le accuse che lo vogliono vicino ai clan della Camorra, poiché è giusto porgere spiritualmente l'altra guancia; ma i Mills, i Previti, i Cuffaro, i Mangano, gli Scilipoti, le Pitonesse, le Minetti, i Mora, tutti questi non possono semplicemente scivolare sottocoperta. Bisogna prendere le misure di ciascuno di loro per capire le macerie poste alle fondamenta del sistema. E' il marchio di fabbrica.Se poi ai commensali intimi si aggiungono i cummenda internazionali, i compari di mille G20, il quadro che ne esce fuori diventa desolante. In principio fu Gheddafi, libico bizzoso, il quale con pazienza insegnò a noi italiani l'amore per le Amazzoni, occupando abusivamente uno spazio verde della capitale e alimentando così la libido di taluni compatrioti, uno a caso, grazie all'ostentata lingerie delle guardie del corpo. Liquidata la sua presenza terrena dietro un pragmatico "sic transit gloria mundi", il Colonnello ha lasciato in eredità il ruolo di garante della difesa allo zar venuto da lontano, il gaio autocrate arcobaleno padrone del Cremlino. Il conte Vlad ha esercitato tale mansione con la consueta perentorietà, lasciandosi andare con abnegazione ai giudizi discreti, tipici della cultura liberale: se Silvio fosse stato gay, non avreste avuto tanto da ridire, ha tuonato di fronte ad un esterrefatto Romano Prodi. Quasi che il problema fosse la promiscuità di Sua Altezza, non già il curriculum penale di assoluto rispetto, roba da togliersi il cappello di fronte alla naturale propensione a delinquere accertata perfino dalla Corte. I russi non hanno ben chiaro il sistema dei pesi e contrappesi poiché, purtroppo, non hanno mai introiettato nel loro modello gli anticorpi democratici. Vedi alla voce Anna Politkovskaja.
Nello stivale, intanto, facciamo i conti con la rinascita di Forza Italia. Secondo Berlusconi soltanto così il paese saprà trarre le energie indispensabili per risollevare il morale dalle ceneri in cui è piombato. Questa è l'unica risposta. Come dargli torto? Abbiamo davvero bisogno di una forza liberista che rivendichi la titolarità statale della compagnia aerea di bandiera; abbiamo la necessità di confrontarci con i garanti della deregulation che producono leggi a oltranza; abbiamo l'esigenza quasi fisica di assaporare quell’austerità finanziaria che ha portato il debito pubblico al 130%, alla faccia del rigore, mentre alcuni contribuenti - sempre uno a caso - frodavano il fisco e la cittadinanza. Occorre l'impegno costante di tutti loro, da Capezzone a Giovanna d'Arcore, affinché si faccia finalmente un passo avanti per tirare la patria fuori dall'impasse. E pazienza se il passo avanti in questione arriva proprio in prossimità del baratro. Ça va sans dire, questione di tempistica.
G.L.
Berlusconi e il Conte Vlad

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