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Berlusconi fuori, avanti un altro

Creato il 08 luglio 2011 da Symbel

Berlusconi fuori, avanti un altro Berlusconi non si ricandida alle prossime elezioni.
Il sospiro di sollievo alla notizia si è udito forse più tra le fila della maggioranza che in quelle dell’Opposizione.
La gente comune ci crederà solo dopo averlo visto.
Il motivo della possibile difficoltà dell’opposizione è chiaro, dopo tanti anni di nulla politico e urla in piazza contro il dittatore con la scusa di “volere il bene del Paese” bisogna ricominciare tutto da zero senza il bersaglio preferito che è pur sempre un riferimento.
Tolto di mezzo il Cavaliere adesso che si fa?
No perché chi crede che l’investitura di Angelino Jolie Alfano è una scelta definitiva?
Quando ancora le rotative di Repubblica non si erano nemmeno sfreddate dopo il passaggio della carta stampata con l’intervista rilasciata da Silvio Berlusconi al giornalista Claudio Tito, Formigoni lanciava la sua piccola stoccata al mondo dorato del Sultano dichiarando di volere le primarie anche per l’elezione del candidato premier nel PDL.
Ma chi poteva pensare che il Celeste, così è soprannominato il presidente della Regione Lombardia, potesse recedere dalle sue legittime aspirazioni di leader?
Si perché Formigoni è stato zitto zitto nella sua cuccia ad aspettare, specificando che non si sarebbe permesso di presentare la propria candidatura fino a quando ci sarebbe stato in ballo Berlusconi. Ma oggi Berlusconi non è più in pista, è seduto sul divanetto mezzo abbioccato a scolarsi l’ultimo goccio della consumazione.
Formigoni può parlare dall’alto della valanga di voti presi alle regionali e con ben quattro elezioni vinte, per molti il vero Chavez del PDL visto che la quarta candidatura consecutiva se l’è cucita su misura.
Alfano, il delfino, anzi la lucertolina, del Caimano.
Formigoni, il ciellino lombardo balenottero bianco. Chi altri?
Beh, si parla di un clamoroso rientro di Fini grazie alla mediazione di Scajola, sarà solidarietà tra possessori di case a propria insaputa!
A proposito di case coi sarebbe anche Tremonti che però, visto il carattere, durerebbe il tempo di una riunione di consiglio dei ministri.
All’orizzonte, molto lontano, si intravede pure Casini in nome della ricostruzione della fantomatica casa dei moderati. (Il tema “casa” ritorna prepotente anche alla luce dei recenti rincari dei tassi variabili dei mutui).
Primarie a quattro o cinque? E le quote rosa? Una donna ci vuole, fa tanto chic di questi tempi, e se proprio si deve la più spendibile forse è la Gelmini, l’unica che nella legislatura in corso, che piaccia o no, ha portato a casa una riforma.
Il problema però è che l’attuale capo, colui che diventerà “il padre nobile” del Centrodestra non vuol sentir parlare di primarie, si guarda bene persino dallo sfiorare il concetto quindi, da oggi in poi, si prevede una certa battaglia all’interno del partito.
E a sinistra che si fa? Per ora tutto tace anche se sembra sempre più improbabile che “Culatello” Bersani possa fronteggiare delle elezioni con tante divisioni all’interno della sua coalizione a maggior ragione se dall’altra parte si presenta un PDL rafforzato in nome del cambiamento post-Silvio.
Al Fatto Quotidiano si stanno attrezzando per capire di chi dovranno scrivere solo l’iniziale puntata e nel frattempo, insieme a Repubblica, si occupano di dove va a stare Tremonti, tre volte a settimana, quando si ferma a Roma.

symbel (redattore)

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