Berlusconi: “Giorgio, aiutami tu!” Le sentenze dei processi Mediaset e Ruby terrorizzano il Cavaliere, che chiede l'intervento del Quirinale

Creato il 04 giugno 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Volevamo dedicare il post di oggi a Mario Borghezio. Non lo abbiamo fatto in quattro anni di vita del blog e ci è sembrato fosse arrivato il momento. Le farneticanti dichiarazioni rilasciate a Panorama, nelle quali dice di non essere razzista ma “differenzialista” (uno che tende a sottolineare che siccome uno è 'negro' allora è una scimmia), hanno spinto Nigel Farage, co-presidente dell'EDF, il gruppo degli euroscettici al quale Borghezio appartiene, a chiederne l'immediata espulsione. Secondo il regolamento del gruppo, per espellere un iscritto occorrono i voti dei 2/3 degli appartenenti, percentuale raggiunta in un amen. Ma siccome dobbiamo parlare di Silvio, dalle dichiarazioni di Borghezio estrapoliamo una frase significativa, un modello di analisi storico-politica da tramandare ai posteri: “I regimi totalitari – ha affermato Borghezio – hanno fatto cose terribili, ma anche cose molto buone e positive: per esempio, i nazisti furono i precursori dell'ecologismo”. Non crediamo sia necessario aggiungere altro, se non chiedere scusa a nome degli italiani non leghisti, non fratelli, non pidiellini, non pidini di destra alla ministra Kyenge. Nuvole nere, anzi nerissime, sulla villa di Arcore: sembra la maledizione di Fantozzi. Solo che quelle che si addensano su Villa San Martino non sono le nuvolette dell'impiegato, ma quelle ben più minacciose della giustizia. Ieri a pranzo con i figli, Silvio è stato raggiunto dall'avvocato Ghedini il quale, dopo avergli illustrato la situazione, non ha potuto nascondere al padrone i rischi che corre. Quello dell'interdizione dai pubblici uffici è serissimo. Tutto è affidato alla sentenza della Corte Costituzionale che, qualora riconoscesse il legittimo impedimento al processo Mediaset, lo salverebbe almeno dal dover lasciare immediatamente tutte le cariche che ricopre, compresa quella di parlamentare. E addio per sempre al Quirinale. Silvio è preoccupatissimo, arriva quasi al pianto disperato. Dice: “Ho fatto tanto per pacificare questo paese e ridargli un governo dopo lo stallo, e ora assistono tutti in silenzio al tentativo di farmi fuori, non una reazione né dalla Consulta né dal Colle”. Silvio vorrebbe insomma che la Corte Costituzionale si pronunciasse a favore del legittimo impedimento e che il Colle, interpretato da Giorgio Napolitano presidente del Csm, intervenisse sulla Cassazione per cancellare la condanna rimediata al processo Mediaset. Tanto per avere la conferma che la legge non è uguale per tutti, Silvio se ne strafrega del concetto alto e nobile di giustizia, perché per lui l'unica giustizia giusta è quella che lo assolve. E si noti bene, alle cose che dice, Silvio ci crede davvero. Lui è convinto, intimamente, di aver salvato l'Italia dopo averla fatta affondare, dopo averla munta fino all'essiccazione delle mammelle, dopo averla ridotta a un paese senza dignità, svillaneggiato in ogni parte del mondo e al quale è stato cambiato perfino il nome: da Italia a Bunga bunga. Silvio è convinto di incarnare il salvatore degli italiani, di essere l'eroe sano di una nazione infetta giunta alla purulenza, e in pieno delirio di onnipotenza, di sentirsi in diritto di negare, negare sempre anche l'evidenza, come fanno le mogli e i mariti che mettono le corna ai rispettivi coniugi. Silvio è convinto di essere innocente perché non ritiene aberrante andare a letto con una minorenne solo perché fisicamente dimostra più dell'età che ha. Ed è tanta la forza di auto-convincimento, che regalandone un po' ai suoi, li costringe a votare in parlamento la nazionalità di Ruby. Lui trova assurdo che dal Quirinale non giunga una voce in suo soccorso, e trova assurdo che la Corte Costituzionale non gli riconosca il legittimo impedimento, in modo da farlo candidare al Quirinale dove possono salire i cittadini italiani over 50 in possesso dei diritti politici e civili. Silvio è certo di essere innocente, e siccome vede intorno a sé solo invidiosi della peggior specie, minaccia ancora una volta di ricorrere alla piazza. Solo che questa volta, un ricorso alla piazza (memore l'ultima adunata fascista a Brescia), potrebbe diventare la miccia per l'esplosione totale di una polveriera chiamata Italia. Silvio crede davvero che a fronte della tutela dei suoi interessi personali, i giovani incazzati al quale ha negato un futuro diverso da quello dei tronisti e delle mignotte, pensionati che svuotano i cassonetti, esodati che fanno il pranzo domenicale alla Caritas, cassintegrati a zero ore con figli a carico e mutuo sulle spalle, stavolta non gli tirerebbero addosso di più di un modellino del Duomo di Milano? Con tutte le negatività che Grillo si porta appresso, una nota positiva gliela dobbiamo riconoscere, quella di tenere a bada la piazza più incazzata. Ma a Brescia, nonostante tutto, si è aperta una crepa. Stavolta si potrebbe aprire un baratro. 


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