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Berlusconi: i cattivi dipendenti si licenziano

Creato il 17 settembre 2011 da Elvio Ciccardini @articolando

Berlusconi: i cattivi dipendenti si licenzianoLa politica è una passione o un’opportunità per fare gli interessi propri (più spesso) o del paese (più raro). Questo quando si parla e si ragiona sul “sistema” e sui suoi problemi senza ricoprire cariche istituzionali.

Nel momento in cui un politico si trasforma in un “eletto” (con la legge attuale “nominato”) e inizia a ricoprire una carica pubblica, allora il politico si trasforma in “dipendente pubblico”. In quanto tale, ha i suoi diritti ed ha i suoi doveri nei confronti dello Stato, prima, e degli elettori, poi. Questo vale per tutti, dalle ultime natiche sedute in parlamento, al Presidente del Consiglio…

Chi ricopre la carica di Presidente del Consiglio ha mansioni, responsabilità, poteri e doveri nei confronti del cittadino e dello Stato. E’ un uomo al servizio dello Stato.

Purtroppo, l’esercizio smodato e sconsiderato del potere ha quasi convinto l’intera nazione che chi è “al potere” comanda e decide sul popolo e non per il popolo. Costui non è “a servizio”, ma si pone “sopra” chi dovrebbe servire e “sopra” le istituzioni stesse che legittimano il suo ruolo.

Questa situazione è definibile solo in un modo: folle e scellerata.

Le ultime vicende che vedono coinvolto Silvio Berlusconi, con le migliaia di intercettazioni trascritte sulle pagine dei quotidiani, non lasciano spazio ad ulteriori commenti.

Silvio Berlusconi è il Presidente del Consiglio. Chi ricopre questa carica è a servizio dello Stato. Chi ricopre questo ruolo in maniera non ottemperante a mansioni e responsabilità dovute non si dovrebbe dimettere, ma dovrebbe essere cacciato da altri organi istituzionali, che dovrebbero difendere la nazione dai “dipendenti” indegni. Se non piace la parola “dipendenti”, è possibile sostituirla con “servitori”.

Se è vero che il Premier afferma di “essere Presidente del Consiglio a tempo perso”, cosa di cui siamo persuasi in molti, dovrebbe essere licenziato. Se è vero che il Presidente del Consiglio utilizza i beni dello Stato (quindi degli Italiani) in maniera impropria, dovrebbe essere licenziato. Se è vero, cosa che è palese solo guardando i video di youtube, che le affermazioni del Presidente del Consiglio, rovinano l’immagine del Paese, allora dovrebbe essere licenziato.

In una azienda i cattivi dipendenti vengono licenziati. Se rubano o si impossessano di risorse aziendali, creando un danno oggettivo, sono prima licenziati e poi denunciati.

Qualcuno potrebbe sottolineare che lo Stato ed i ruoli istituzionali non sono paragonabili a quelli di un’azienda. La risposta è semplice, gli amministratori delle grandi società per azioni vengono licenziati e, fino a quando sono in carica, decidono e governano le aziende, proprio come i Capi di Governo. Se non producono utile per gli azionisti sono licenziati e, anche se producono utile, ma danneggiano il posizionamento aziendale di lungo termine, sono licenziati.

Se qualcuno vuole sostenere che gli amministratori sono nominati dall’assemblea degli azionisti e che Berlusconi è stato eletto con i voti degli azionisti dello Stato Italia, cioè i suoi cittadini, rispondo in questa maniera: gli azionisti si riuniscono quando e come vogliono. Gli elettori devono aspettare che il Governo cada o lo scadere dei termini di legge. E’ per questo che i primi sono considerati “proprietari e padroni” dell’azienda, mentre i cittadini sono  ”pecore al pascolo”.

Eppure, per uscire da questo vicolo cieco, ci vorrebbe una “carta comportamentale etica”. Un insieme di impegni “etici”, ancor prima che “morali”, che rimandano a comportamenti “istituzionali” di garanzia che nessun Primo Ministro, o politico del caso, può decidere di disattendere. Pena la decadenza dal proprio ruolo e dalle proprie mansioni.

Personalmente, se valuto negativamente ogni modifica costituzionale, apportata sulla base di esigenze del momento, vedrei di buon occhio la scrittura di una seconda carta capace di risolvere, all’origine, la famosa “questione morale” di cui tanto si parla e che nessuno vuole realmente risolvere, magari da sottoscrivere al momento del giuramento sulla Costituzione.

In altri paesi, a suo tempo anche in Italia, c’era una sorta di insieme di principi a cui i politici si attenevano, per i quali, dopo un certo livello di scandalo, ci si dimetteva.

Tuttavia, il piccolo politico Berlusconi, nonché grande mascalzone, non si è dimesso e non si dimetterà. Peggio di un parassita rampicante, rimarrà aggrappato al tronco, alias poltrona, fino a quando la pianta non morirà con lui. Ed è qui che si manifesta l’onnipotenza erotomane dell’edonista eletto.

Eppure, se ci fossero delle norme “etiche” di comportamento, che tutti devono sottoscrivere, prima di ricoprire cariche istituzionali, Berlusconi potrebbe essere licenziato, per una condotta comportamentale indegna, per la sua inefficienza, per i danni che le sue affermazioni provocano al “capitale sociale” del Paese e perché si è appropriato, come un bambino grasso e smodato con la merenda dei compagni di classe, di risorse pubbliche che non gli appartengono e che non ha il diritto di utilizzare.

L’unica differenza tra Berlusconi e il bambino grasso e ingordo è che il secondo prima o poi vomiterà per indigestione, mentre il primo fa vomitare bile a chi si trova impotente di fronte ad uno scempio istituzionale e ad un delitto di “civiltà”.

Se mai quanto scritto dalla stampa in merito alla vicenda trovasse fondamento, non sarebbe male che, prima o poi, qualcuno presentasse il conto per il maltolto al primo dipendente italiano, incapace, incompetente, inefficiente, improduttivo e inopportuno.

Se non si dimette, che sia licenziato! E sono convinto che se qualche quotidiano o movimento si impegnasse nella campagna “Licenziamo Berlusconi”, otterrebbe sicuramente la maggioranza dei voti in assemblea per cacciare il cattivo manager.

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