L'anno appena passato si è concluso con l'ultima cazzata di Berlusconi. Non poteva essere altrimenti, dopo anni di baggianate, di dichiarazioni folli e assurde, di ricostruzioni e velamenti della realtà, di interventi buffoneschi e incoerenti, in cui le parole diventavano un modo per intercettare i sentimenti dei cittadini, cangianti a seconda della situazione. Anche quest'ultimo Berlusconi è un teatrante di provincia, capace di mimetizzarsi, di cambiare maschera a seconda dell'occasione per non mollare il potere.L'occasione è un'inchiesta del Wall Street Journal in cui si avanza la teoria che sia stato un intervento della cancelliera Merkel a convincere Napolitano (a costringerlo) a cambiare governo, data l'inettitudine dei berluscones. (Personalmente, per quanto può contare, non credo che le cose si siano sviluppate in maniera netta, la Merkel che dice: "Caccialo e sostituiscilo con Monti!", mentre può esserci stato un sentire comune ma, voglio dire, non ci voleva il WSJ a capire che Berlusconi è una scheggia impazzita che minaccia non solo la politica europea, ma anche l'economia occidentale; mentre, e lo dico con rammarico, ci voleva l'Europa affinché gli italiani potessero liberarsi - almeno per ora - della politica personalistica e fallimentare di B.)
Varie sono state le reazioni del mondo della politica (si distingue anche la prima pagina del Giornale, incommentabile). E a questo proposito, cogliendo la palla al balzo da grande opportunista qual è, ha rilasciato una sua ultima dichiarazione il buon Silvio, affermando che:
Mi sono dimesso per senso di responsabilità, per senso dello Stato. E' un sacrificio che ho fatto nell'interesse di tutti, ma sapevo bene che la causa della crisi non era il nostro governo.La voce è suadente, il tono è didascalico. La lezioncina è sicuramente letta con lentezza, come un bimbo che ritorna dalle vacanze natalizie a scuola e non avendo fatto i compiti non sa più leggere benissimo, è tornato a mettere con fatica una parola dopo l'altra. Al di là della cornice, dei modi laccati e ritoccati da pataccaro, il contenuto colpisce per la sua falsità luccicante. Berlusconi non si è dimesso per senso dello Stato, ma perché non aveva più la maggioranza (e già da un anno andava avanti a forza di "compravendite" di carne umana; e in questi anni di mal-governo non ha mai fatto una legge, una riforma che valga la pena ricordare); la crisi economica non è affare altrui, ma ci riguarda da vicino, anche se, come si può intuire, non ha ancora colpito le tasche degli italiani come una mannaia, perché siamo sull'orlo del precipizio, non ci stiamo scapicollando giù per esso. Soprattutto la crisi non è stata governata da un governo che è andato avanti convinto che bastasse l'ottimismo; l'Europa non è stata costruita collaborando con gli altri capi di Stato, ma Berlusconi ne è sempre stato al margine, pedina inutile e incapace per la politica occidentale. Come inutile, incapace, pericoloso si è rivelato per l'Italia nel suo complesso.
All'ultima magistrale palla, possiamo rispondere solo ricordando l'operato berlusconiano; riassunto magistralmente da Crozza: "Ho fatto i cazzi miei", in mezzo a ladri, donnine, soldi facili, grandi opere..., processi per reati gravissimi e corruzione: non c'è spazio per il senso dello Stato!
Dispiace, quindi, notare che l'opportunismo di Berlusconi sia ormai completamente scemato; scomparso dietro a troppe menzogne e falsità. Sostenere oggi il senso dello Stato, come se esistesse uno Stato o non si fosse tentato di distruggerlo a tutti i costi, non ha senso. E' l'occasione perduta del Berlusconi sconfitto. L'incapacità di ripartire dalla sconfitta senza raccontare un'altra palla colossale. Ed è anche il pericolo sempre vivo del berlusconismo in noi. Ecco, vorremmo che non fosse la telefonata di ieri l'ultimo ricordo pubblico di Berlusconi; trovo più bello che sia uscito di scena con la canzone di Crozza. E' più signorile, è più da grand'uomo e non da venditore di merce avariata scoperto e attenzionato dalle magistrature...




