“Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci”. La parole di Gandhi, fatte proprie da Berlusconi, alla manifestazione di oggi pomeriggio, riassumo e descrivono perfettamente il percorso politico del Cavaliere. Lo hanno dato per sconfitto più e più volte, eppure, lui riesce sempre a rialzarsi e a guardare dall’alto, con ghigno beffardo, proprio coloro che lo hanno deriso ma non hanno vinto. Tra questi ne cita alcuni- Fini, Di Pietro e Ingroia- rivolgendo a loro un saluto, con tono canzonatorio, quello a cui ormai siamo abituati.
Ma l’impressione che si ha, ascoltando il discorso del Cavaliere, è quello di un copione trito e ritrito. A parte i riferimenti agli argomenti di stretta attualità, le parole sono sempre le stesse e sono rivolte sempre agli stessi soggetti: una “certa” magistratura e la sinistra, di preferenza quella “komunista”. Insomma, si potrebbe dire di aver già visto questo film; in cui gli uni fanno la parte dei cattivi e gli altri quella dei buoni. Ovviamente, i cattivi e i buoni cambiano in base al giudizio dello spettatore di questa commedia all’italiana.
Sta di fatto che il protagonista della commedia, volente o nolente, ha finito per assumere i tratti del salvatore e del difensore della Libertà. Forse più nolente, in quanto , a conti fatti, ha fatto poco o niente di sua spontanea volontà per difendere i tanto decantati valori di libertà. Piuttosto, pare più verosimile, che egli si sia ritrovato a dover recitare quel ruolo, costretto da una magistratura altrettanto farsesca e ossessionata dal nostro protagonista.
La manifestazione che si è tenuta oggi a Piazza del Popolo, quindi, non ci presenta alcuna novità: i pullman e i treni colmi di fans, la piazza colorata con bandiere azzurre, i cori che intonano il “Meno male che Silvio c’è” e nelle prime fila le solite facce note. Ciò che sorprende, invece, è la capacità di questo personaggio di ricreare lo stesso scenario diverse volte e ogni volta con la stessa efficacia. Chissà quante volte lo daranno per morto, sbagliandosi ancora una volta.
Articolo di Giulia Bonaudi.
Foto European People’s Party, licenza CC BY