Photo Credit: Ricardo Stuckert/PR / Wikipedia Commons / CC BY 3.0 BR
Alla fine è accaduto. Dopo lo strappo di Angelino Alfano e di quelli che adesso possono a pieno titolo definirsi scissionisti, è arrivato il momento di Silvio Berlusconi. Lo strappo di ieri e la fondazione del gruppo “Nuovo Centrodestra” il giorno prima del consiglio nazionale del Pdl, ha garantito al leader della neonata Forza Italia il palcoscenico ideale per rilanciare la sua proposta e stemperare i problemi nati con la scissione dei parlamentari e dei ministri del Pdl. Berlusconi non solo non è apparso preoccupato, ma ha rilanciato e ribadito con forma il progetto di Forza Italia, ora garantito dall’unanimità dei consensi all’interno del Pdl (il passaggio formale da Pdl a Forza Italia è avvenuto per acclamazione, senza nessun voto contrario e nessuna astensione). ”Siamo qui per la dipartita del Pdl un nome che potrà essere usato per la coalizione di centrodestra. Si ritorna a Forza Italia”; queste le parole di Berlusconi che sanciscono l’archiviazione definitiva del “nuovo partito” dato da Forza Italia: “sono successe alcune cose che ci hanno spinto nella direzione di Forza Italia: nel 2007 avevamo deciso di adottare il nome del Pdl perché si era tentato di mettere insieme tutte le formazioni politiche che costituivano il centrodestra. Nel tempo alcuni sono venuti a mancare e abbiamo ritenuto che non fosse più il caso di avere un nome nuovo e non il nome con cui eravamo partiti, anche perché eravamo rimasti ancora noi, quelli del ’94. Altri hanno preso un’altra direzione, abbiamo bisogno di un rinforzo, ci mancano personalità di peso e faccio un nuovo appello a tutti coloro che sono protagonisti della cultura, delle università, imprese e aziende per dedicarsi a decidere il nostro comune destino”. E naturalmente il nuovo interlocutore, o meglio, oggetto delle critiche del Cavaliere è il governo. Ora che Berlusconi avrà mano libera sulla politica da seguire, è probabile che sceglierà la strada dell’opposizione, anziché farsi logorare in continuo gioco a rimpiattino con l’ex delfino Alfano e con il Partito Democratico sulle politiche governative: “è molto difficile essere alleati in Parlamento e sedere allo stesso tavolo in Cdm con chi vuole uccidere politicamente il leader di un partito. Dopo la decisione di 23 nostri senatori il 2 ottobre non eravamo e non siamo più in grado di far cadere il governo. Anche perché sono venuti fuori 20 nomi di componenti del M5S che hanno garantito il sostegno al governo. Noi al massimo ci saremmo messi fuori”. Dopo l’ora e mezza di discorso di Berlusconi c’è stato anche il tempo per un piccolo malore dell’ex premier, che, visibilmente affaticato, ha bevuto un bicchiere d’acqua prontamente portafogli dal medico personale e si è recato, accompagnato al suo posto. Per poi riemergere sul palco nel momento finale. Perché, a volte, le cose tornano.