E tuttavia questo crollo, anzi questi schianto quasi improvviso tra l’uomo delle provvidenze e un popolo, quello disposto fino a ieri a giurare sulle nipoti di Mubarak e sulla cura della cancro, non può essere preso solo come argomento di cronache salaci o rancorose o pietose. Impone delle domande. Così come in fisica, anche nelle società ci sono grandezze che si conservano e l’energia che manca da una parte la si ritrova in un altra. Se la terra rallenta la sua rotazione per effetto delle maree, questa diminuzione di momento angolare viene compensata con l’allontanamento progressivo della luna. Per uscire dalle similitudini, se Berlusconi cade dall’empireo del 42% a qualche rimasuglio, dove è andato a finire il suo momento angolare, ossia il berlusconismo?
Non c’è bisogno di cercare lontano: si è spalmato su tutto l’arco politico, opposizione compresa, che infatti, disarcionato il cavaliere, si è appassionatamente lanciata ad appoggiare senza se e senza ma proprio quel mercatismo e liberismo di cui Silvio era il portatore. Approvando persino ignobili pasticci commessi da tecnici spesso incompetenti, ma sempre eterodiretti. Ed è proprio per questo che oggi ci troviamo di fronte a primarie del Pd nelle quali si scontrano un vecchio apparato residuale, spogliato dalle sue idealità e un fresco padroncino delle ferriere appoggiato dai centri finanziari. Due che di fronte alle drammatiche cifre che sono lo specchio del Paese non hanno avuto il coraggio di affrontare un solo argomento, rifugiandosi nell’aria fritta. Il fatto che il Pd facesse opposizione a Berlusconi ci ha nascosto la sua mutazione e convinto che fosse ancora un partito di centro sinistra. Un equivoco in cui sono caduti parecchi, anche fra gli intellettuali con il crampo dello scrivano a forza di firmare appelli. In realtà come si è visto ieri nell’ultimo confronto le differenze reali fra i due candidati sono più di tono che di sostanza, anche se una vittoria di Renzi farebbe cadere definitivamente ogni equivoco.
Intendiamoci non è che sia sparito il popolo di sinistra è solo che grazie allo schiacciasassi mediatico, continua a guardare un ologramma o se vogliamo una favola, alla quale Vendola con la sua sciagurata scelta, ha fornito un alibi e una abdicazione morbida. Forse hanno giocato anche problemi personali e una certa urgenza di trasferirsi a Roma. In ogni caso bisogna vedere adesso se il momento angolare di questo popolo si scaricherà man mano sulla piazza o sulla costruzione di un nuovo soggetto politico dove la parola sinistra non sia solo una cartolina ricordo.