Mentre in Italia si continua a discutere su quanti soldi Berlusconi potrebbe aver dato a Ruby per portarsela a letto, le forze di sicurezza in Libia hanno ucciso almeno 84 persone in tre di giorni di scontri tra chi manifesta contro e in difesa del regime. Il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, cosa risponde a chi gli domanda se ha sentito il suo ”amico” Gheddafi? “No, non l’ho sentito. La situazione è in evoluzione e non voglio disturbarlo”.
In pratica è come se avesse dichiarato “lasciamoli ammazzare in santa pace”.
Il numero sempre crescente delle vittime sta preoccupando tutte le organizzazioni umanitarie, da Human Rights Watch ad Amnesty international. “Le autorità libiche – spiegano – devono porre fine immediatamente agli attacchi contro i manifestanti pacifici e proteggerli da gruppi antigovernativi”.
Ma ancora una volta l’Italia si dimostra complice del regime libico.
Intano, secondo le ultime novità pubblicate sul sito internet del quotidiano Libia El Yom, il figlio di Gheddafi, Saadi, si troverebbe a Bengazi assediato dai manifestati che vogliono arrestarlo. Lo stesso giornale parla inoltre di una forza militare speciale, capeggiata da Abdallah Al Senoussi -genero e capo della guardia speciale dello stesso Gheddafi- e composta da circa 1500 soldati, diretta nella città nell’est del Paese per prelevare Saadi e riportarlo a Tripoli.
Tornando al bilancio delle vittime, soltanto ieri (venerdì 18 febbraio) le forze di sicurezza a Bengasi hanno ucciso 35 persone. Le vittime non sono state colpite per errore, dal momento che le pallottole li hanno raggiunti al petto, al collo e alla testa. Le proteste si sono concentrate nelle città dell’est del paese, dove il potere del leader della Jamahiriya (Grande Repubblica, ndr) è meno forte. A Baida, sempre ieri, sono state sepolte le 23 persone uccise negli scontri il giorno prima. Ad Ajdabiya invece ieri sera c’erano manifestazioni di proteste, ma senza nessuna violenza.
Human Rights Watch fa sapere inoltre che la situazione nella capitale Tripoli è tranquilla, ma che un uomo è stato prelevato a casa insieme allo zio dalla polizia e portato in una località sconosciuta, a causa di messaggi che aveva postato su Facebook. “Le forze di sicurezza di Muammar Gheddafi stanno sparando su cittadini libici e uccidendone decine solo perché chiedono un cambiamento e che i governanti rispondano del loro operato – ha detto Jack Stork, vice direttore di Human Rights Watch per il medio Oriente e il Nordafrica -. Il governo libico non permette ai giornalisti e agli attivisti per i diritti umani di lavorare liberamente. Ma il mondo guarda cosa sta avvenendo e le forze violente e i loro comandanti possono essere chiamati a rispondere”. Anche l’accesso a internet è stato bloccato.
Testimoni hanno riferito a HRW che ieri a Bengasi forze di sicurezza con uniformi gialle hanno aperto il fuoco su manifestanti vicino a una base delle stesse forze nel centro della città, la Fadil Bu Omar Katiba. Un alto funzionario dell’ospedale cittadino “Al Jalaa” ha detto alla Ong che la sua struttura ieri ha ricevuto i corpi di 35 persone uccise nella giornata. “Abbiamo chiesto a tutti i dottori di Bengasi di venire in ospedale e a tutti di donare sangue perché non ho mai visto niente di simile prima”, ha dichiarato la fonte alla ong.
Secondo le fonti della France Presse, inotre, il procuratore generale libico Abdelrahman Al-Abbar avrebbe ordinato l’apertura di una inchiesta sulle violenze durante le manifestazioni anti-regime, in particolare nell’est del paese. “Il procuratore ha ordinato l’apertura di una inchiesta sulle ragioni e il bilancio degli avvenimenti in alcune città e ha chiesto di accelerare le procedure per giudicare tutti quelli che sono colpevoli di omicidio o di saccheggi”.
Purtroppo in Italia il governo è troppo occupato a difendere il suo capo dalle accuse di ‘bunga bunga’ per occuparsi di uomini e donne che vengono ammazzati senza pietà.