Dieci anni dopo l’editto bulgaro, Silvio Berlusconi parteciperà questa sera a Servizio Pubblico, il talk condotto da Michele Santoro in prima serata su La7, nella puntata intitolata Mi consenta che promette scintille. “Galvanizzato dai sondaggi che danno il Popolo della libertà in risalita, Berlusconi ha deciso di occupare ogni spazio televisivo possibile, anche quello in partibus infidelium, nella terra sconsacrata dei santorini, purché in prime time” scrive Aldo Grasso sul Corriere della Sera, che suggerisce “un piccolo decalogo comportamentale, una serie di regole di ingaggio che i contendenti dovrebbero seguire per non trasformare l’incontro in un battibecco: 1 Silvio Berlusconi e Michele Santoro devono evitare di fare i martiri, di giocare a chi è più vittima della cattiveria altrui. In quanto «unti del Signore» – l’uno per governare, l’altro per informare – sono campioni di vittimismo, di quel particolare genere che a Napoli chiamano «chiagne e fotte». 2 No ai monologhi spacciati come scambio di opinioni. Le domande siano brevi e non un comizio, le risposte pertinenti e non un soliloquio. Dopo tre minuti Berlusconi va comunque interrotto: la sua tecnica, infatti, consiste nell’ubriacare l’ascoltatore, come sanno fare i bravi venditori. La scusa del «mi lasci finire il ragionamento» non vale. 3 Quanto a Marco Travaglio è importante che separi le carriere: intervenga come giornalista e non come pubblico ministero. Nel prendere di mira i potenti del Regime, è diventato il nemico pubblico numero uno del Tiranno e l’erede ultimo del Giustizialismo. Fair play. 4 È severamente proibito abbandonare lo studio o anche solo minacciare di farlo. Berlusconi ha accettato di farsi ospitare da Santoro perché pensa di «fregarlo», di trarne vantaggio; dunque resti, usque ad finem, fino alla fine o fino al termine estremo (di sopportazione). 5 Le parole proibite: durante la serata bisogna evitare di pronunciare parole trite del repertorio berlusconiano o santoriano, tipo «mi consenta», «comunista», «toghe rosse», «giudichesse», «piazza», «gente», «par condicio», «resa dei conti»… 6 Evitare ogni tipo di claque, non siamo né a teatro né allo stadio. Basta con il manuale Cencelli degli ospiti! Basta con gli ultras assiepati sugli spalti. Sarebbe molto apprezzata un’intera trasmissione senza applausi. 7 Berlusconi non deve mai far presente a Michele Santoro che, in anni passati, è stato suo dipendente godendo di ogni libertà di informazione. 8 Santoro non deve mai cedere all’autoreferenzialità: parlare, per esempio, di libertà di informazione, facendoci credere di esserne l’unico titolare. 9 A volte servilismo e ribellismo sono le due facce della stessa medaglia. Evitare nel modo più assoluto di fare la parte in commedia. 10 Cancellare l’editto bulgaro. Negli ultimi anni, dopo i noti fatti, Berlusconi si è sempre rifiutato sprezzantemente di concedere un’intervista a Enzo Biagi. Un gesto che non gli ha fatto onore. Adesso va ospite da Santoro. Per chiudere la brutta storia, non resta che affidare una prima serata a Luttazzi. Su Mediaset, ovviamente”.
Invece Carlo Tecce su Il Fatto Quotidiano rivela che per l’occasione il Cavaliere ha già simulato con i suoi collaboratori l’attesa sfida: “È andata in onda l’8 dicembre pomeriggio nella villa San Martino di Arcore, dove il Cavaliere ha radunato lo stato maggiore di Mediaset, i giornalisti più fidati, per simulare l’incontro con i suoi avversari storici, Michele Santoro e Marco Travaglio. B. seduto al centro di un grande salone, intorno i direttori che fanno domande a raffica su processi, festini e bugie cosmiche; e ancora B. – stacco, scena numero due – che si passa la mano sul viso rosso di rabbia e un po’ sudaticcio, che fa battutine poco sconce e sorrisi molto costruiti. L’esperimento è una roba americana, praticata sia da Barack Obama con il senatore John Kerry sia da Bush junior con lo stratega Karl Rove”. Il giornalista aggiunge che la scaletta della puntata è ancora top secret.
Infatti “Santoro non scopre le carte, anche se il Cavaliere, spedito in missione il portavoce e tuttofare Paolo Bonaiuti, le voleva vedere. La trattativa non ha funzionato, il giornalista non ha concesso nulla. Potrà sembrare bizzarro, eppure Berlusconi soffre le partite in trasferta, così ha chiesto il sostegno di una piccola pattuglia in tribuna, una trentina di rumorosi tifosi, più che elettori. I sondaggi lo spingono tra le braccia di Santoro perché, entusiasmo e manipolazioni a parte, la scalata procede a fatica e Pdl-Lega non vanno oltre il 22-23 per cento. Il ragionamento di B. è abbastanza lucido: “Se perdo il confronto, non perdo un voto e potrò dire di esser inciampato in una trappola comunista – ha spiegato ai suoi amici di una vita – se pareggio o addirittura vinco sarà un passaggio fondamentale per la mia campagna elettorale”. Prima di ritirarsi a palazzo Grazioli per quella che in gergo calcistico si definisce la “rifinitura”, il Cavaliere ha disputato una partitella amichevole a Porta a Porta da Bruno Vespa, tanto per rilassare i muscoli dopo averli tenuti tiratissimi a Otto e Mezzo. Siccome i consiglieri sono preoccupati di un Capo innervosito che potrebbe reagire in qualsiasi maniera, sgradevole o plateale, gli hanno raccomandato di montare il ghigno migliore per la serata, quello che sfodera la dentatura: sarà anche una prova di resistenza durante i dieci minuti abbondanti di Travaglio con il suo monologo, un intervento che potrebbe scatenare un faccia a faccia”.
Infine, come scrive Maurizio Caverzan su Il Giornale, “Si sono tanto odiati Silvio e Michele. Ma a proposito di sfumature, si vedrà stasera se l’odio trascolorerà come probabile in una stima reciproca rimasta sempre sotterranea. E magari anche nel rispetto dell’ospite prestigioso e foriero di ascolti record. Resta da vedere in cosa sfumerà invece il livore travagliesco nel Saloon di Michele. Se insieme a Luisella Costamagna rinfodererà la colt oppure no. Tutto dipenderà dalle regole d’ingaggio del duello. Silvio ha annunciato in tutte le tappe del tour l’appuntamento nel quale si gioca una fetta di campagna elettorale”.