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Berlusconi. Si è riunita la giunta del Senato

Creato il 10 settembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
Silvio Berlusconi, giunta, Senato, ineleggibilità

Photo credit: European People’s Party – EPP / Foter / CC BY

Ieri si è riunita la giunta del Senato, che dovrà votare per la decadenza o meno di Silvio Berlusconi.
Certamente argomento del dibattito sarà la legge Severino  – che stabilisce che un condannato in via definitiva a più di due anni di reclusione non possa candidarsi o, se è già stato eletto, debba lasciare il parlamento – e in particolare la sua possibile attuazione in forma retroattiva,  dal momento che la legge è entrata in vigore il 6 novembre del 2012, durante il governo Monti.
Il Pdl si appella alla giunta per sostenere l’impossibilità di decadenza del loro leader e al fatto che, grazie all’indulto, la pena di reclusione sia scesa da quattro a un solo anno. Da quanto filtrato finora, è abbastanza chiaro che in giunta vi sia una maggioranza di coloro che appoggiano la decadenza dell’ex premier, considerato che Pd, Sel, M5S e Sc si sono ampiamente espressi a riguardo.
Ma, a contrastare ciò, arrivano le recenti parole del Pdl, che segue fedelmente le ombre e i ricatti del reo: o si accetta di temporeggiare in merito alla questione (o, ancor più grave, di bocciare l’interdizione) o il governo Letta cade, con tutte le gravose conseguenze che da ciò scaturirebbero.
Insomma, ancora una volta bisogna aspettare l’ultimissima parola prima di trarre conclusioni.
Il ricorso alla Corte di Strasburgo è un’ulteriore strategia di rinvio. Dall’estero il processo Berlusconi e i suoi molteplici strascichi hanno assunto le tinte del grottesco.
L’Indipendent pubblica oggi un articolo definendo il leader Pdl “un magnate che da anni continua a schivare decine di condanne, aiutato anche da cambiamenti di legge da lui creati”. Le Monde cita la frase di Nichi Vendola che ha definito le mancate dimissioni del leader Pdl “un’eccezione nel panorama democratico europeo” Mentre sul New Yorker Tim Parks comincia così il suo pezzo: “Vote me out of jail, or I will bring the country down with me. This, essentially, is the message of Silvio Berlusconi”, identificando chiaramente come un ricatto la strategia di difesa del Cavaliere.
La riflessione verte fondamentalmente su una domanda chiave – che più che essere rivolta ai lettori americani lo è a noi: l’Italia è un Paese moderno in cui prevale lo stato di diritto o il feudo di un fuorilegge istituzionalizzato?
Ecco, ancora una volta non ci è dato saperlo. Almeno non subito.
Rimane sullo sfondo l’immagine del documento del ricorso inviato alla Corte di Strasburgo, il cui titolo recita “Silvio Berlusconi contro Italia”. L’uomo creatore di “Forza Italia”, da sempre orgogliosamente (e emblematicamente) italiano è finito all’improvviso dall’altra parte: cacciato dal suo trono tenterà ancora una volta di riprenderselo, sfidando anche la giunta del Senato.

articolo di Virginia Giustetto


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