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Berlusconi, soluzione al 21 per cento

Creato il 08 febbraio 2013 da Albertocapece

berlusconi-borsalino-300x193Il cavaliere è passato in un anno dalla patonza a Le Pen e qualche malizioso commentatore potrebbe pensare che in qualche modo è rimasto sempre in zona. Ma rimane il fatto che nella sua nuova reincarnazione nazional popolare  Silvio è riuscito a risalire dalla fossa del disastro al 20% e oltre che oggi gli accreditano in sondaggi. Colpa dei disastri di Monti e dell’appiattimento del Pd sul professore, colpa del totale distacco del ceto politico dalla realtà del Paese e che non si rende conto delle difficoltà di milioni di famiglia, colpa della scomparsa di idee alternative al pensiero unico che mentre altrove viene ormai contestato ad ogni livello, da noi si innesta sempre più nel potere.

E tuttavia la risalita di Berlusconi è stata quasi una sorpresa per tutti, sondaggisti e non, dall’Italia fino alla Nuova Zelanda: come ancora lui? Dopo tutto quello che è accaduto, nonostante il discredito internazionale e le pressioni europee per liberarsene? Adesso in alleanza con Lega e i rimasugli della destra fascistofila rischia di andare al pareggio. Eppure è così: con le sue proposte choc il personaggio è riuscito a riagganciare un 4 o 5 per cento di voti in attesa di eventi, ma in realtà il tycoon non è mai davvero sceso sotto al 16%  - 17% dei consensi, una quota che singolarmente è sovrapponibile a quella dell’economia sommersa secondo i calcoli della Banca d’Italia come percentuale del Pil ed oggi si avvia a conquistare un 21% per cento abbondante che è, miracolo delle coincidenze, la quota di lavoro nero calcolato dallo Iaw di Tubinga.

Può darsi che non voglia dire nulla, che si tratti solo di un casuale accostamento numerico, come può darsi invece che lo zoccolo duro berlusconiano sia rappresentato proprio dall’area che esprime questo tipo di mentalità di liberismo in nero. E del resto l’alternativa politica sposa il liberismo in chiaro, quindi non proprio così attraente visto che la spoliazione di diritti e la precarietà non sono che sistemi per avvicinare i due mondi. Del resto sono rimaste famosi gli inviti di Silvio a trovarsi lavori “non ufficiali” rivolti agli operai della Fiat in anni passati e forse non estranei alle nuove promesse milionarie di posti di lavoro.  E’ solo un’ipotesi, per carità, ma che spiega abbastanza bene l’incredibile persistenza di Berlusconi.


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