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Capire le meccaniche che hanno portato alla firma di un contratto da 184 milioni di euro tra una multinazionale farmaceutica, la Novartis, e un rappresentante delle istituzioni italiane berlusconiane e cioè il direttore generale del ministero della salute, significa capire la filosofia distorta che sta dietro alla cultura imperante oggi. Il pensiero dominante che si respira all'interno di una grande azienda e che in Italia, grazie al presidente ed al popolo dell'Ammore, si respira dentro ormai qualunque istituzione che sia essa di servizio o di controllo.
Il concetto in realtà è più semplice di quanto sembra: in un'azienda ciò che conta è il profitto. I guru del profitto, ovvero i manager, sono talmente deformati professionalmente che ormai confondono il profitto personale con quello aziendale che produce i dividendi agli azionisti. Ed è così che l'imperativo di far guadagnare il capo, attravrsa tutte le gerarchie, tutti i vassalli devono rispondere a questo imperativo, devono piegarsi, devono non avere nè etica nè morale, il loro unico pensiero e la loro unica azione deve essere mirata a quello che il capo vuole.
Un pò come Hitler era riuscito a lavare via la coscienza del popolo tedesco, rendendo le persone mansuete col potere totalitario e pronte ad obbedire agli ordini, così anche il berlusconismo ha reso l'Italia un Reich/azienda dove il capo pone e dispone, fa e disfa ed i suoi vassalli se non voglino essere distrutti devono solamente obbedire.
Quando mi capita di avere dei contatti col mondo delle grandi aziende, il cosidetto mondo "corporate", mi salta lampante sempre agli occhi questa forma di gerarchia genuflessa. Questo mondo di regole non scritte che fanno del capo un semidio il cui volere ed operato non deve essere mai messo in discussione.
Ed ecco che grazie a questa filosofia gli intrallazzi che gonfiano le tasche dei capi devono essere sempre portati a termine.
Quando questo succede poi con soldi pubblici, la cosa diventa ancora più deprecabile.
Ed ecco che il grande "business" si fa anche sulla pelle di noi poveri cittadini qualunque/vermi.