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Bersani: colpito e affondato. Ora Napolitano può pensare a un governo istituzionale

Creato il 29 marzo 2013 da Iljester

bersaniPovero Bersani. Alla fine è andato a sbattere contro il muro che tutti gli avevano detto che avrebbe trovato davanti a sé, ma che lui non ha voluto vedere, per quella sua capricciosa ostinazione di pensare di avere vinto le elezioni, che in verità ha perso e sonoramente. Perché non ottenere i numeri al Senato è una sconfitta; una sconfitta che non viene (ne può essere) attenuata dal premio di maggioranza alla Camera.

Se il dato numerico dunque è dalla sua parte (almeno alla Camera), il dato politico urla una verità incontrovertibile: Bersani è un perdente. E il malandato tentativo di attirare a sé i grillini in questi sei giorni di perdita di tempo, per cercare di formare una maggioranza forcaiola e disastrata, coagulatasi intorno al solito cemento antiberlusconiano, è miseramente fallito, perché la politica non vive di solo odio nei confronti di Berlusconi, che per suo conto ha raccolto 1/3 dei voti degli italiani, tanti e quanti il partito di Bersani.

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Bersani: colpito e affondato. Ora Napolitano può pensare a un governo istituzionale

Persino Napolitano si è reso conto dell’inutilità del kamikaze Bersani. Non giova alla Patria un segretario che finge di aver vinto le elezioni e che si permette di far perdere tempo al paese, pur di non dare la soddisfazione al suo avversario politico. L’Italia è una repubblica parlamentare, e benché non ci piaccia questa realtà, quando non ci sono i numeri per formare un governo d’area, quei numeri devono essere trovati in un accordo con l’interlocutore naturale. E quell’interlocutore è il centrodestra, e non Grillo.

“C’è da fare presto!” Del resto, fu questo il leit motiv che indusse il Capo dello Stato nel 2011 a dimissionare Berlusconi per sostituirlo con Monti. All’epoca furono proprio il segretario Bersani e i suoi partners a denunciare l’irresponsabilità del Governo Berlusconi, “reo” di aver fatto salire lo spread. Ebbene, se quella era la verità, allora dobbiamo dedurre che oggi lo spread a 360 punti è responsabilità di Bersani che ci ha fatto perdere quaranta giorni di tempo (tanto è passato dalle elezioni), pur di negare la sconfitta e offrire un accordo istituzionale al PDL. Che poi era ed è il desiderata di Napolitano e di una parte dello stesso PD, che sta zitto più per cortesia nei confronti del segretario che per reale fede nella sua linea politica.

Ora Bersani ha avuto la prova del nove dei propri errori e del proprio fallimento elettorale. Non si fanno i conti senza l’oste, che in questo caso è il centrodestra. Che gli piaccia o meno, o che piaccia o meno ai sinistri, oltre il Cavaliere e la sua compagine, non c’è niente. Grillo non conta, e se oggi è preso in seria considerazione, la colpa è dello stesso Bersani che gli ha dato un’importanza che non meritava. Il voto di protesta che ha permesso al comico genovese di portare in Parlamento un piccolo esercito, è figlio dell’immobilità della politica istituzionale. Perciò se davvero si vuole neutralizzare il M5S, deve essere questa politica a dare risposte concrete ai cittadini. Ma per farlo, deve creare le giuste sinergie tra le forze democratiche e responsabili presenti in parlamento.

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Per permettere ciò, è meglio che Pierluigi Bersani si faccia da parte. Il Governo non è cosa sua né mai lo sarà. Negli ambienti del PD ci sono sicuramente persone intelligenti che lo hanno capito, e non da oggi (v. Renzi).  Bisogna sedersi a un tavolo e trattare con l’unico interlocutore possibile, il centrodestra, per avviare una stagione di riforme, con un governo di scopo che abbia quei due o tre punti in agenda, tra cui la riforma elettorale e la messa in sicurezza della nostra economia. Che si torni poi a votare con maggiore responsabilità e si ridia la palla al popolo italiano. Questa è la vera “Italia Giusta”, e non quella paventataci da una improbabile alleanza Bersani-Grillo.


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