E’ indagata per truffa aggravata ai danni della Regione Emilia Romagna la segretaria di Bersani. E poche ore prima, a Ballarò, si poteva notare che Laura Puppato nemmeno viene considerata tra i candidati alle primarie. Non la si nomina, appena si può si tace il suo nome. Al contrario, ha scarse occasioni di parola Vendola rispetto al solito apparato.
ieri a Ballarò: nemmeno appare il nome di Laura Puppato
L’accusa sostiene che in Regione Emilia Romagna è stato creato un posto di lavoro appositamente per la segretaria di Pierluigi Bersani, Zoia Veronesi. L’esposto, da cui deriva l’avviso di garanzia, è stato presentato da, Enzo Raisi, un deputato di Fli nel 2010. Poi Zoia Veronesi, sempre secondo l’accusa, sarebbe stata distaccata a Roma pur continuando a lavorare per la Regione Emilia Romagna.
Secondo la difesa la segretario del segretario del Pd lavorava per Bersani nel tempo libero, mentre l’orario di lavoro retribuito era tutto dedicato alla Regione Emilia-Romagna. Un periodo di tempo limitato, secondo l’avvocato difensore, Paolo Trombetti, lo stesso che difese l’ex sindaco di Bologna Delbono nel Cinzia-gate.
Consideriamo che abbia ragione la difesa: la segretaria di Bersani aveva un posto in Regione, ben retribuito, e lavora nel tempo libero per il partito. Ma che organizzazione ha un partito grande come il Pd, che si permette di avere funzionari e professionisti della politica (com’è giusto che ce ne siano, perché la politica deve offrire all’elettorale professionisti qualificati e selezionati), se fa lavorare la segretaria del segretario nazionale solo nel tempo libero??? Una segretaria sfruttata in questo modo? E quello sarebbe un partito democratico?
Ma che senso ha? La vicenda giudiziaria poi la spiega l’articolo dell’Huffington Post italiano, riportato qui sotto (l’originale è leggibile cliccando qui). La segretaria a tempo libero no, l’elettorato non se la merita, come non si merita un Renzi che sta nel Pd ma contronatura. Non sarà di destra, ma nemmeno ha nulla a che vedere con qualcosa che assomigli alla sinistra. E non ha presentato un programma, non si sa che vuol fare dell’Italia una volta eventualmente presidente del consiglio. Bersani si è sottomesso totalmente alle logiche di Monti e poi se ne è distaccato per arpionare Vendola e proporsi come candidato demontizzato o quasi alle prossime elezioni politiche.
Che giri di valzer sono questi? Che credibilità hanno questi candidati? Poi il Pd nazionale non ci fa sapere quasi niente di Laura Puppato. Grazie. Esiste un comitato anche a Cremona. Sarebbe il caso che le donne si facessero sentire di più.
Ecco il testo dell’Huffington Post italiano:
Pier Luigi Bersani, la sua storica segretaria Zoia Veronesi è indagata per truffa ai danni della regione Emilia RomagnaZoia Veronesi, storica segretaria del segretario del Pd Pier Luigi Bersani, è indagata alla Procura di Bologna per truffa aggravata ai danni della Regione Emilia Romagna.
A mettere in moto l’inchiesta fu nel 2010 un esposto del deputato Enzo Raisi (ex Pdl, ora Fli), in cui si ipotizzava la creazione di un incarico appositamente per lei da parte della Regione per cui lavorava, che le consentisse di continuare a seguire a Roma l’attività del segretario del Pd ed ex presidente della Regione.
La Veronesi, da tempo, non è più dipendente regionale, ma lavora per il Pd.
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“Siamo tranquilli, è una vecchia storia e Zoia Veronesi chiarirà tutto” dicono nell’entourage di Bersani.
Secondo l’accusa, Veronesi venne distaccata a Roma dalla Regione con l’incarico di intrattenere rapporti con il Parlamento: rimase lì poco meno di un anno e mezzo, ma dell’attività svolta là per conto della Regione non è stata trovata alcuna traccia.
L’importo della truffa di cui la accusa la procura è lo stipendio incassato dalla Regione (con tanto di anzianità e qualifica) in questo periodo, perchè Veronesi sarebbe stata pagata da un ente che, a quanto risulta, non ha goduto dei suoi servizi.
L’avvocato di Zoia Veronesi
“Tutto regolare, non ci sono ombre”. Lo afferma Paolo Trombetti, l’avvocato che assiste Zoia Veronesi. Trombetti, che fu già difensore dell’ex sindaco di bologna Flavio Delbono per il Cinzia-gate, conferma che la sua assistita ha ricevuto un avviso di garanzia dalla procura di Bologna e respinge tutte le accuse.
“Il pm ci ha invitato a rendere interrogatorio- dice Trombetti- cosa che faremo senz’altro perchè abbiamo interesse a chiarire che non c’è stata nessuna irregolarità da parte di chicchessia, tanto più della signora Veronesi”, dichiara il legale.
Trombetti respinge l’ipotesi di truffa ipotizzata dal pm Giuseppe Di Giorgio e spiega che tutto verrà chiarito. Veronesi, sottolinea, “non è più alle dipendenze della Regione da tempo e lavora per il Pd”.
Il legale spiega inoltre che l’ipotesi accusatoria si riferisce ad un “breve periodo”. Si tratta di “una vicenda- conclude Trombetti- in cui nulla le può essere rimproverato”.
“Zoia Veronesi lavorava a fianco del segretario del Pd nel tempo libero pur essendo dipendente della regione Emilia Romagna” ha poi aggiunto l’avvocato Trombetti.
“E’ una cosa assolutamente inesistente – ha spiegato Trombetti- Non c’è niente di vero, ribadiremo che la signora Veronesi lavorava come funzionario della regione al cento per cento”.
“La mia assistita – ha aggiunto l’avvocato – nel tempo libero seguiva altre cose e dava una mano al segretario Bersani, ma era un lavoro fatto esclusivamente durante il tempo libero”.
Trombetti ha assicurato che fornirà tutte le informazioni necessarie al pm Giuseppe Di Giorgio che segue l’inchiesta: “siamo convinti che questa nostra spiegazione porrà fine una volta per tutte a questa vicenda”.
Il presentatore dell’esposto
Enzo Raisi, l’autore dell’esposto, certo non esulta alla notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati per Zoia Veronesi: “sono un garantista”, dice. Ma l’esponente Fli non può fare a meno di constatare che ora nella procura di Bologna qualcosa è cambiato: “ora hanno aperto gli occhi. Prima- spiega- ai tempi di Enrico Di Nicola (ex procuratore capo, ndr) i miei esposti venivano archiviati frettolosamente. Fu archiviato persino quello sulle spese legali (della regione, ndr), una cifra folle con parenti e amici coinvolti. Ora almeno questo non succede più”.
Raisi si presentò in procura alla vigilia delle elezioni regionali, nel marzo del 2010, per segnalare quattro casi a suo dire di “malgoverno”: gli altri riguardavano la società Lepida, l’agenzia di comunicazione ‘pablo’ e Bruno solaroli, allora capo di gabinetto del presidente della regione, Vasco Errani. “Sono l’unico- ironizza Raisi- ad aver fatto esposti sulla Regione senza essere mai stato eletto in viale Aldo Moro. Ho adempiuto al mio ruolo istituzionale e riferito di casi che mi erano stati segnalati. E continuerò a farlo”, conclude.
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