Bersani l’ha finalmente capito: il 2010 è finito. Naturalmente ci ha impiegato qualche giorno per rendersi conto dell’accaduto e quindi con proverbiale tempismo ha comunicato con una lunga lettera aperta al Messaggero una proposta rivoluzionaria del Pd: “Cambiamo l’agenda del paese”. Sicuramente, senza perdere tempo a spegnere vulcani, Bersani ha notato con un certo disappunto che il primo gennaio del 2011 è venuto di sabato mentre nel 2010 era di venerdì. Il segretario del Pd si è quindi subito precipitato a darne notizia alla stampa. Servono subito milioni di agende nuove se non vogliamo ripetere il 2010 chiamandolo 2011.
Nella lunga lettera ha anche affrontato temi politici assolutamente inediti: “Discutiamo dunque di una piattaforma essenziale. Discutiamo di una riforma repubblicana che parli di Istituzioni, di federalismo, di legge elettorale, di informazione, di conflitti di interesse, di giustizia per i cittadini, di costi della politica, di legalità e che sia saldamente ancorata ai principi costituzionali. Discutiamo di questione sociale e di un grande patto per la stabilità e la crescita fatto di vere riforme: fisco, lavoro e precarietà, conoscenza, welfare, politica industriale, economia verde, liberalizzazioni, questione meridionale. Tutto questo impegnando l’Italia nel rilancio del grande sogno europeo” (da Il Messaggero). Sembra quasi che questo elenco l’abbia scritto un signore che negli ultimi vent’anni è vissuto altrove e non abbia in qualche modo (non ininfluente) contribuito all’attuale situazione di caos e di impoverimento collettivo del paese. Davvero una grande mossa strategica dell’opposizione per aprire al centro destra. Al potere c’è il centro-destra? Che se la facciano da soli l’opposizione. Sarebbe troppo comodo per loro che ci pensasse il centro che guarda, meglio, sbircia a sinistra.