Bevande zuccherate sotto accusa: 'ogni anno 180mila morti'
L'abuso di bevande zuccherate potrebbe essere la causa di oltre 180mila morti l’anno, a livello mondiale. Destano allarme i risultati di un'indagine presentati all’American Heart Association’s Epidemiology and Prevention/ Nutrition, Physical Activity and Metabolism 2013 Scientific Sessions. Secondo gli autori dello studio il rischio di morte deriva dalla possibilità di sviluppare malattie come diabete, patologie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro, anche a seguito di un aumento di peso o obesità dovute all’eccesso di zuccheri.
I ricercatori hanno analizzato il consumo di bevande zuccherate, o dolcificate, nei vari continenti. Gli studiosi hanno quindi suddiviso questo consumo in base all’età e il sesso e, infine, valutato l’impatto sullo sviluppo di obesità e diabete e come queste patologie fossero poi correlate ai decessi.
I dati raccolti hanno permesso di dividere in due il mondo: da un lato l’America Latina e i Caraibi dove vi era una prevalenza di morti per diabete; dall’altra l’Oriente e l’Eurasia dove vi era una prevalenza di morti per eventi cardiovascolari.
Il maggiore consumo di bevande zuccherate si ha in Messico, mentre il consumo più basso in Giappone. L’Italia? Senza infamia né lode.
Secondo quanto emerge da un'indagine Censis/Coldiretti sono quasi 23 milioni gli italiani che dichiarano di bere bevande gassate e di questi ben 6,5 milioni circa dichiara di farlo regolarmente.
In Italia l’allarme sul consumo di bibite è amplificato da un pericoloso abbandono dei principi base della dieta mediterranea che è universalmente conosciuta come importante nella prevenzione delle malattie e che ha fino ad ora garantito agli italiani una vita media di 79,4 anni per gli uomini e di 84,5 per le donne, tra le piu’ elevate al mondo. Nel corso del 2012 molti italiani - conclude la Coldiretti - hanno invece abbandonato i principi base della dieta mediterranea con un calo nei consumi familiari di pesce fresco (-3 per cento), vino (-3 per cento), ortofrutta (-2 per cento) e olio di oliva (-1 per cento) anche se hanno portato in tavola più pasta (+1 per cento), secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea.
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