Circa un mesetto fa, Francesca mi ha ” regalato ” questa bellissima farfalla, ha voluto omaggiare la nostra amicizia con un pezzettino della sua arte ed io com’è naturale, ho apprezzato moltissimo. Questa simpatica farfallina avrebbe dovuto ispirarmi qualche bella storia da raccontare e raccontarvi ed invece, poverina, non riusciva proprio a trovare il suo posticino nella mia fantasia. Pensa che ti ripensa, alla fine, mi sono messa il cuore in pace finchè oggi pomeriggio, facendo addormentare Leonardo e Beatrice ho incominciato a raccontargli la sua storia. Eccola qui, non più solo nella mia testa, per voi e i vostri bambini ! Buona lettura…
Bia la farfalla curiosa
Illustrazione : Francesca Dutto
Testi : Lara Dell’Oro
In una radura nel bosco, ai margini di un ruscello, c’èra un bellissimo prato ricco di fiori di ogni specie colorati e profumati, protetti dalle fronde degli alberi che lo circondavano, convivevano pacificamente e in armonia, animali selvatici e le più rigogliose piante di ogni genere. Era un luogo incantato per la pace e la serenità che vi regnava ed il posto ideale perchè splendide farfalle potessero volare tranquille, posandosi di fiore in fiore per succhiarne il dolce nettare e colorare il cielo con le loro ali variopinte. Fra queste viveva una simpatica farfalla azzurra, dalle sfumature meravigliose, era senza dubbio la più bella del prato ma anche la più curiosa, veniva chiamata Bia e amava molto cercare i fiori più dolci e succosi e lasciandosi cullare dal loro calice, addormentarsi la sera, per svegliarsi poi la mattina, ricoperta dalle goccioline di rugiada
Un giorno sentendosi stanca di volare sempre nello stesso prato, salutò tutti i suoi amici e si mise ad inseguire il ruscello che scorreva, scendendo verso valle, sul suo letto di sassi rotondi. Ad un tratto un pesciolino che si lasciava trasportare dalla corrente le domandò ” Dove vai ? ” ” Scendo a valle, sono curiosa di sapere cosa c’è in fondo al ruscello. ” rispose lei. Il pesciolino nuotando ancor più in superficie continuò : ” Fai attenzione, il ruscello si getta nel lago sulle cui sponde si trova la città degli uomini, resta quassù è pericoloso ! ”
La farfalla non lo ascoltò e continuò il suo volo decisa a raggiungere il paese prima di notte. Ad un certo punto ecco che vide il lago ed il ruscello che si perdeva in esso facendo un gran rumore e sulle sponde, proprio come le aveva detto il pesciolino, si ergeva un villaggio fatto di case e strade di terra battuta. Era un paese pacifico di pescatori, persone umili che vivevano della pesca e dell’ agricoltura, le casette erano tutte uguali fatte di mattoni con il tetto a punta e il camino dal quale si levava una lunga lingua di fumo. Gli uomini si aggiravano per le strade con grandi ceste piene di legna e grosse reti colme di pesci ancora guizzanti, le donne più anziane, sedute su panche di legno facevano a maglia mentre i rispettivi mariti tiravano grossi dadi rudimentali, seduti su sghabelli fatti di tronchi tagliati attorno a lunghe tavole di pietra. Le donne occupate a fare il bucato, stendevano i panni o spazzavano la strada di fronte alla propria casa, altre preparavano torte fragranti che mettevano a raffreddare sul davanzale delle finestre. I bambini rincorrevano chiassosi palle fatte di pezza o giocavano al mercato con foglie e rametti secchi. Altri disegnavano quadrati con pezzi di mattone e saltandoci a turno all’interno sembravano divertirsi davvero tanto.
Alla farfallina sembrava proprio un bel paese, non trovava nulla di pericoloso in esso anzi, era così felice che decise che questa sarebbe stata la sua nuova casa. Così dicendo e stanca di volare, intravide un bel vaso di fiori adagiato fuori da una finestra. Erano così profumati ed invitanti che si mise a cenare e poi esausta si addormentò in uno dei loro calici com’era sua abitudine. Intanto dentro alla casa, dove viveva una bella bambina insieme alla sua mamma e al suo papà, qualcuno aveva osservato la meravigliosa farfalla e prendendo una grossa bottiglia di vetro da uno scaffale della cucina, si approfittò del fatto che la poverina era profondamente addormentata e la catturò imprigionandola dentro alla bottiglia. Sentendosi afferrare la farfalla si svegliò ritrovandosi rinchiusa in quella prigione di vetro, fuori dalla quale, due grandi occhioni color del cielo la osservavano con curiosità. Era la bambina che esterefatta dalla bellezza della farfalla, non faceva che sbatterla da una parte all’altra per farla volare, felice della conquista e del suo nuovo giocattolo.. Poi, decise che sarebbe uscita per cercarle del cibo e abbandonò la bottiglia proprio sopra al davanzale della finestra. Guardandosi intorno, Bia vide che si trovava all’interno della cameretta di quella bambina, c’èra il suo lettino, un armadio di legno, tante bambole e cubi colorati sul pavimento.
La farfalla era molto triste, da quella prigione di vetro, vedeva l’esterno senza poterlo raggiungere, non aveva nemmeno lo spazio per volare e le mancava persino l’aria che filtrava appena dal grosso tappo di sughero che bloccava l’uscita. Come se non bastasse la bambina non rientrò per molte ore e quando lo fece era ormai buio. Passarono i giorni e ben presto la piccola si dimenticò della farfalla, era sempre fuori a giocare all’aperto e quando rientrava nella sua cameretta, non faceva altro che scuotere la bottiglia o aprirne il tappo solo per gettare al suo interno qualche fiorellino raccolto ai margini della strada perchè potesse alimentarsi. La farfalla ormai era stremata : gli mancavano il suo prato, i suoi fiori e gli amici di un tempo, si pentì di aver deciso di abbandonare la sua casa e di non aver dato retta al pesciolino che l’aveva messa in guardia, decise quindi che si sarebbe lasciata morire. Si posò sopra un petalo appassito, sul fondo della bottiglia e non si mosse più.
La bambina rientrando una sera da un pomeriggio di giochi in giardino, la trovò così, posata su un lato delle sue splendide ali e capì cosa aveva fatto. “ O mia piccola amica perdonami, ti lascerò libera e potrai tornare a volare nei prati, riuscirai mai a perdonarmi ? ” e così dicendo uscì fuori stappando la bottiglia e liberando la povera farfalla, che a fatica, trascinadosi sulle zampine, uscì e volò via. Volò per molte ore il più lontano possibile da quel villaggio e dagli uomini che lo popolavano verso la sua vera casa, la radura in mezzo al bosco, nel suo prato. Trascorsero i mesi e le stagioni si susseguirono ma Bia aveva capito la lezione, imparò ad essere più cauta ad ascoltare i consigli degli altri e visse felice il resto della sua vita addormentandosi ogni sera nella rugiada dei suoi amati fiori ancora per molto, moltissimo tempo.