Stavolta "il" Michele Apicella è prof. di matematica, da poco trasferitosi in una bella casetta con terrazzino su uno di quei tetti intramezzi tipici dello sky-line di Roma.
Meno burbero e scontroso che nei film precedenti, è però pieno di curiose manie e quindi di fobie allegate (ha la fissa delle scarpe, ancora golosissimo di dolci e torta sacher in particolare, ecc...). Soprattutto è ossessionato dalle storie d'amore di amici, conoscenti, vicini, chiunque rientri nel suo giro di conoscenze o a portata di vista, persino i suoi allievi, fa domande con la puntigliosità di un detective senza ritegno, conserva persino uno schedario di tutti i suoi "casi" e periodicamente telefona o incontra gli schedati per aggiornarsi.
Single cronico, incontrerà alla scuola una giovane professoressa di francese, Bianca, della quale s'innamorerà immediatamente pur dovendo, per starle vicino, superare tutta una serie di conflitti interiori, poi c'è la sua "missione" alla quale non può sottrarsi, il bene delle coppie che ha schedato. Quest'ultima mania, unita a comportamenti quantomeno bizzarri (segue le persone che gli interessano, ad es.) lo porterà, comprensibilmente, ad essere sospettato di strani omicidi, privi di movente, che "casualmente" sono di persone che lui conosceva. Un po' di giallo poliziesco quindi, con finale abbastanza imprevedibile.
E' il film che ha regalato una serie di scene e frasi ormai storiche: la scena dove Apicella mangia pane e nutella con un bicchiere enorme della famosa crema; la frase "continuiamo così, facciamoci del male" talmente felice che è diventata un modo di dire d'uso comune. Altre meno note sono ricche di uno humor tra il grottesco e il demenziale, come la sala professori della scuola che è un'immensa sala giochi.
4° lungometraggio di un Moretti che cresce col suo personaggio polimorfico, un film divertente ed anche un po' amaro. Le manie di Apicella è vero che sconcertano, ma hanno un fondo di bontà, altruismo, nascono da una solitudine non celata che non trova sbocchi blindata nelle abitudini che cronicizza sempre più col passare del tempo. Di questi "apicella" ce n'è in giro, non ne mancano, guardando il film qualche pensiero a qualcuno che si conosce ci va, magari pure qualcuno a sé stessi.
Consigliato sicuramente, doveroso per chi ama Moretti.
A chi trova Moretti "fastidioso" (ne conosco molti che lo giudicano così) be', questo Apicella è più vicino dei precedenti ai "normali che normali non sono mai del tutto", il senso di fastidio non può che aumentare quindi, effetto che ogni opera dove c'è in qualche modo una caricatura dove lo spettatore si può identificare può produrre, al quale riesce a sottrarsi solo chi è dotato di buona dose d'autoironia.
il famoso barattolone di nutella, vero e reale, divorato poi dalla troupe al termine delle riprese
Laura Morante, l'ho trovata splendida