Fino al 22 novembre 2015 è aperta al pubblico la 56a Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia dal titolo " All The World's Futures " e diretta dal nigeriano Okwui Enwezor.
La vernice si è svolta il 6, 7 e 8 maggio e io ho avuto l'immensa fortuna e piacere di parteciparvi per scoprire in anteprima tutto il meglio di questa edizione grazie alla JTI (Japan Tobacco International) che sostiene che si impegna al sostegno di un progetto pilota della Biennale di Venezia volto a favorire una maggiore accessibilità dell'esposizione anche ai pubblici per i quali è più difficile fruire di mostre ed eventi culturali in genere.
L'Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia si distribuisce su due sedi principali: i Giardini e l' Arsenale. Il curatore di quest'anno ha dato vita a questi spazi arricchendoli di opere di artisti che hanno manifestato un'attenzione particolare verso temi inerenti la storia, la politica e il sociale.
"All The World's Futures" è un unico percorso espositivo che si articola su tre filtri: il primo è il giardino del disordine che parte dall'idea del giardino originale (armonico) e che poi si è trasformato in caos frammentario; il secondo è il Capitale, grande soggetto dell'arena del padiglione centrale che prende vita grazie a una lettura frammentaria dell'opera di Marx da parte di attori; infine il terzo filtro è liveness intesa come " durata epica ", qualcosa in continua evoluzione. Insomma tutto ciò che potrete ammirare all'interno dell'Arsenale è una mostra viva che si nutre sul tempo.
"All The World's Futures" include 136 artisti dei quali 89 presenti per la prima volta, provenienti da 53 paesi. Mentre 159 sono le nuove produzioni realizzate ad hoc per questa edizione.
Questa narrazione artistica vuole mostrarci quali siano tutti i futuri possibili per il nostro mondo, aprendoci gli occhi, ma anche dandoci speranza, anche se a volte in molti casi io stessa sono rimasta letteralmente sovrastata da emozioni non certo positive e di fiducia nel mondo che verrà.
La visita all'Arsenale non può dirsi completa senza aver visto anche il Padiglione Italia, vero e proprio omaggio al nostro Paese,organizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane ed è curato quest'anno da Vincenzo Trione.
Però ciò che più mi è rimasto impresso di "All The World's Futures" è senza alcun dubbio, lo spazio dei Giardini. Innanzitutto per le sculture mutilate con grande basamento nero che rappresenta il bitume, motore del nostro capitalismo. Siamo nel giardino del disordine e per capire al meglio il loro significato dobbiamo fare un tuffo nella storia. I giardini nascono con impostazione napoleonica. Secondo Napoleone infatti Venezia era troppo poco moderna e così giù le case del quartiere castello e costruisce un parco in stile romantico, totalmente distante dallo stile del resto della città, molto grande e purtroppo non particolarmente frequentato né apprezzato. Da giardino romantico è diventato a giardino del disordine della nostra storia e di ciò che ha prodotto la nostra società.
I Giardini ospitano 29 padiglioni di paesi stranieri oltre al Padiglione Centrale e sono stati ideati e realizzati in passato da celebri architetti.
Uno dei miei padiglioni preferiti è sicuramente quello del Giappone: " The Key in the hand" dell'artista Chiharu Shiota. Appena si entra si resta a bocca aperta per la bellezza dell'installazione: due grandi barche di legno sotto una fitta ragnatela di fili rossi che pendono dal soffitto annodati tra di loro. Ad ogni filo è attaccata una chiave per un totale di 180mila chiavi.
L'artista giapponese si è avvalso della collaborazione di migliaia di persone via Internet per completare la sua opera: ha infatti chiesto di donare le proprie chiavi e la risposta della Rete è stata eccezionale. L'opera rappresenta l'accumulo dei ricordi di tutto il mondo, in grado di evocare ricordi intimi, infatti la chiave è l'oggetto per eccellenza che protegge persone e spazi importanti nelle nostre vite. Le due barche rappresentano le mani che raccolgono queste chiavi. E il significato ultimo dell'opera è che "Siamo padroni del nostro futuro". Emozionante.
E comunque sapete una cosa? Io ho proprio voglia di tornare per godermi con calma questa incredibile mostra... Chi viene con me?
All the World's FuturesarteBiennalepoliticasocietàVenezia