Quando si avvicinano le feste è ormai di tradizione vedersi la classica pellicola a tema, magari con la fidanzata, ancora meglio se è un cartone animato. Io con le tradizioni non sono mai andato molto d'accordo e, anzi, il senso del Natale col tempo sono andato a perderlo definitivamente, non solo per quello che vale come festa ma anche per lo spirito che vi è annesso. E' successo però che l'anno scorso mi sono visto Frozen, sempre con fidanzata a seguito, eppure per quanto non mi sia piaciuto particolarmente (mai più rivisto da allora e, nonostante nel frattempo sia diventato uno dei dieci maggiori incassi della storia del cinema, non ne sento particolarmente la necessità) ero rimasto estremamente colpito dalla canzone Let it go, una delle cinquanta canzoni più influenti del 2014. Ma colpito in maniera particolarmente malsana, perché me la sono messa sull'MP3 e anche a più di un anno di distanza continuo ad ascoltarmela, quindi comincio a credere di avere molte cose che non vadano come devono. Speravo quindi di trovare in questo film, che davo già per scontato non mi piacesse particolarmente, un qualcosa di analogo, un particolare magari anche estraneo alla sua natura filmica che però mi permettesse di collegarmi alla realtà natalizia che sto vivendo in questo momento. L'unica canzone presente però è cantata da Moreno e composta dal Don Joe dei Club Dogo, così brutta che non vale manco la pena linkarla. Molto meglio la Immortals della versione originale, cantata dai simpatici Fall Out Boy.
Nella futuristica San Fransokyo e seguiamo le vicende di Hiro, un ragazzino estremamente intelligente con la passione per le battaglie fra robot. Il fratello maggiore riesce però a convincerlo a iscriversi alla sua università e a dedicarsi alla ricerca sulla robotica, partecipando a un concorso specializzato dove dovrà esibire una propria invenzione. Manco a dirlo, Hiro fa centro, ma un incendio fa disperdere tutto e causa anche la morte del fratello. Al povero Hiro sembra non rimanere più nulla, tranne Baymax, un sistema operativo di soccorso inventato dal fratello... e intanto la città sembra essere scossa da un super-criminale che sta usando proprio la sua invenzione...
Pensate al vostro libro preferito. Poi immaginate le scelte narrative dello stesso che più vi hanno colpito, le frasi che vi sono rimaste impresse e, guardando il tutto da una distanza di sicurezza, pensate a tutto il percorso che in quella storia hanno effettuato i vari personaggi per ottenere la giusta maturazione finale. Ora fate un piccolo sforzo, magari anche un poco doloroso, e immaginatevi quel libro a cui vi ho chiesto di pensare all'inizio di questo paragrafo, imbruttendolo. Cambiate un paio di eventi microscopici ma significativi, sgrammaticate un paio di frasi e velocizzate quel finale che vi ha colpiti così tanto. E' ancora così bello, adesso che non rispetta una certa grammatica narrativa? Non credo. Che per fare Il ritratto di Dorian Gray non ti basta avere in mente la stessa storia, devi essere Oscar Wilde - è un po' come la differenza fra Tolkien e Terry Brooks: sempre di fantasy si parla, ma uno è stato un maestro e l'altro un onesto mestierante. Per fare un bel film, quindi, devi conoscere bene tutti i presupposti narrativi che, come sulla carta, valgono pure su celluloide, anche se con tecniche diverse. Ecco, questo discorso può riassumere tutto ciò che è contenuto nei minuti di durata di Big Hero 6, un film che aveva tutte le carte in regola per diventare un qualcosa di bellissimo, ma che purtroppo deve accontentarsi di rimanere solo e unicamente un qualcosa di molto deludente. O almeno, deludente se si hanno delle aspettative, altrimenti è un film come un altro. Un Frozen senza quella canzone, per dire - e senza lo sculettamento di Elsa, anche. Tutto il resto è noia. Anche se segna il primo, vero e significativo progetto di fusione fra la Disney e l'acquisita Marvel, perché i personaggi fanno parte di un supergruppo semisconosciuto della Casa delle Idee (che però rimane del tutto dissociata dal progetto), ripreso e adattato secondo l'ottica degli studios d'animazione. La storia è quella del cinefumetto medio, col solito tizio un poco sfigato che si ritrova in situazioni più grandi di lui e che alla fine riesce, quasi senza rendersene conto, a creare un progetto che porterà grandi benefici al mondo... ma nel mezzo vengono tirati in ballo temi come la fratellanza, la famiglia e il dovere, che da soli avrebbero potuto dargli quella spinta che decisamente manca. I guardiani della galassia è stata un'inaspettata chicca, ma era per la bellissima caratterizzazione dei personaggi e per l'ottimo ritmo con cui tutto veniva svolto che ha saputo meravigliare. Qui invece sembra esserci una pessima gestione del minutaggio, con quell'inizio eccessivo e che dà l'impressione di un prologo lungo venti minuti di troppo, fiaccando una narrazione che di certo non brillava già di suo e che peggiora mano a mano che si va avanti proprio perché i due registi Chris Williams e Don Hall non sanno valorizzare i momenti salienti. C'è un colpo di scena che forse si poteva facilmente intuire, ma sono le motivazioni dell'antagonista che potevano dare nuova linfa e permettere a questo cartoon di diventare un qualcosa che, per sensibilità e approfondimento, potesse avvicinarsi a Dragon trainer. Invece tutto svacca. C'è una sequenza che mette in una luce molto accattivante il protagonista, che scopre la sua parte malvagia, ma dura un attimo, a favore di una scoperta dei classici valori di bontà (è un cartone per bambini, per certi versi, è giusto che ci siano) e a una sconfitta del villain che non ha sapore. Qui sta il problema principale. Se il ragazzo avesse mantenuto quello stato più a lungo, scoprendo quei valori proprio nel mentre stava per sconfiggere l'antagonista e, di conseguenza, redimendosi solo verso la fine? La vittoria in quel caso sarebbe stata duplice e avrebbe fatto diventare il film una bomba. O almeno, gli avrebbe dato la potenza di uno Spider-man 2, dove si seguiva il medesimo ragionamento espresso poco fa. Quindi ci rimane solo un robot coccoloso e inespressivo che, per quanto si sforzi, non riesce a fare breccia. A danno di un film non brutto, ma molto mediocre. Ma che poteva essere bellissimo.
Alla fine però è sempre un prodotto su cui si staglia l'ombra della gigantesca M della Marvel, quindi restate anche dopo lo scorrere dei titoli di coda per una vagamente simpatica easter-egg.Voto: ★★ ½