“Anch’io voglio un Baymax tutto mio!”. È questo il desiderio che si esprime dopo aver visto Big Hero 6, incantevole, divertente e intelligente nuova perla d’animazione targata Walt Disney Pictures.
Forte del successo ottenuto da Frozen – Il regno di ghiaccio, miglior film d’animazione ai Premi Oscar 2014 e maggior incasso della storia del cinema nel “genere animato”, la Disney si sarebbe potuta sedere sugli allori a godersi cotanto successo di pubblico e di critica. Oppure avrebbe potuto sfornare un nuovo prodotto per il grande schermo, ma di svogliata qualità inferiore. E invece no, nessuna delle due. Con Big Hero 6 la Disney raddoppia, rilancia e va incontro ad un nuovo jackpot.
Big Hero 6 è un film intelligente e divertente, dal messaggio universale, capace di divertire grandi e piccoli, teenagers, nonni e under 12. Protagonista è Baymax, un bianchissimo robot gonfiabile, a metà strada tra un gigantesco marshmallow e un simpatico omino Michelin, programmato per fornire aiuto sanitario sia fisico sia psicologico a chi è ferito o giù di morale. La cura del prossimo è la sua ragione di vita. E quest’idea è già più che sufficiente per incensare la Disney. Un’idea calata in una futuristica e non meglio precisata metropoli dal fanta-nome di San Fransokyo, dalla fisionomia un po’ alla Futurama e un po’ alla distopica Los Angeles di Blade Runner. In un mondo di nerd esperti di hi-tech e cyber-scienza, e aziende miliardarie disposte a tutto pur di accaparrarsi il brevetto del secolo, Big Hero 6 è una storia dal forte valore educativo che porta la fantascienza, pur ad un livello base e annacquato, in un film d’animazione.
Come è ormai prassi consolidata nel mondo dell’animazione, anche Big Hero 6 è un trionfo di citazioni pescate qua e là dal mondo dei comics e non solo. Riferimenti, richiami e strizzatine d’occhio ben amalgamati, però, nella fluidità della vicenda, risultando quindi ben riconoscibili e allo stesso tempo ben celati. È così che incappiamo in voli oltreoceano alla Iron Man, cerchi spazio-temporali alla Stargate, training alle arti marziali come in Kung Fu Panda. Ma incrociamo anche luminescenti dischi rotanti alla Tron Legacy, un cattivone dalle fattezze tentacolari che ricorda il Doctor Octopus di Spider Man e una strana sorta di Geomag ultra recettivi che convogliano tutti nello stesso hangar come in Transformers 4. A questo si aggiungano espliciti omaggi ai vari robottoni giapponesi anni Ottanta di Go Nagai (Mazinga, Ufo Robot Goldrake e altri) immortalati sui poster appesi in camera del protagonista Hiro Hamada e un titolo corale alla Fantastici 4. Tutti riferimenti che, ripeto, non sono gratuiti né buttati lì a casaccio, ma saggiamente diluiti e distillati negli ingranaggi della vicenda.
Big Hero 6, quindi, a più tratti spassoso e sanamente didattico, è un film d’animazione che porta i superheroes tra la gente, tra i comuni mortali, tramite un gruppetto di ragazzi super-eroi dotati non di poteri soprannaturali innati, ma frutto della loro conoscenza della chimica e della scienza.
Insomma, Big Hero 6 è il nuovo gioiellino della Disney. L’ennesimo.
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