Di passaggio a Miami, ho cercato di vincere gli stupidi preconcetti da turista che, per darsi un tono, gira alla larga da qualunque attività confezionata per croceristi o famigliole da catalogo Valtour e, considerate le poche ore a disposizione, ho ceduto all’indecorosa tentazione di salire su un autobus scoperchiato sightseeing con tanto di guida dalle velleità cabarettistiche. Fedele nelle intenzioni al comportamento standard dello straniero medio, il quale arriva nella città del vizio con l’intento di commettere tutte le nefandezze che mai oserebbe confessare in patria, mi ero ovviamente ripromesso di tenere questo terribile segreto per me stesso, perché non sia mai che la mia reputazione di viaggiatore solitario, indipendente e sempre fuori dagli schemi venisse macchiata dall’infamia di una visita a pacchetto; ma poi il senso di scandalo che provavo verso me stesso è stato superato da quello scaturito nei confronti dei tour operator e dalle loro oscene scelte; quindi, alla fine, ecco che, per denunciare i loro peccati sono più che felice di mettere a nudo anche i miei.
Come gran parte delle visite guidate alle città degli Stati Uniti, anche il giro in double-decker per Miami è un pellegrinaggio attraverso i luoghi sacri dell’entertainment: edifici che sono stati set di film celebri, locali notturni gestiti divi, divetti e divini, luoghi rimasti nell’immaginario collettivo recente in quanto cattedrali della vera cultura globale contemporanea: il gossip.
Scendendo dal mio bus alla fermata di Ocean Drive, ho potuto raggiungere il top della tristezza da turista banale e senza compagnia concedendomi autoscatti davanti agli hotel in cui sono stati girati “Scarface” e “Piume di struzzo”; seduto al tavolo del ristorante di Gloria Estefan in cui Jennifer Lopez conobbe il suo primo marito che lì faceva il cameriere, giusto a pochi passi dalla villa in cui, più o meno nello stesso periodo, Gianni Versace veniva colpito a morte da Andrew Cunanan.
Insomma un trionfo del pop, in una specie di full immersion dentro il patrimonio iconico degli ultimi quarant’anni che poi è quello di cui il nostro DNA si nutrito molto più di quanto non abbia fatto con i veri capolavori della storia dell’arte.
Ebbene.. in tutto questo trionfo di splendori e miserie, di patinato misto a pecoreccio, c’è un imperdonabile omissis che, nel consueto tentativo di salvare le apparenze, sporca la coscienza della proloco made in Florida. Perché, nello sbrodolare l’immenso elenco di pellicole e vip che hanno reso luccicante la città, è ingiusto, incoerente ed offensivo non citare il primo film di enorme successo che, interamente girato in una Miami ancora sconosciuta ai più, ha contribuito a far nascere il mito di questa terra come una delle più calde e spassose del globo: “Gola profonda”.
Quando infatti, nel 1972, il regista Gerard Damiano e la sua troupe finanziata dalla mafia newyorkese decisero di utilizzare Miami come ambientazione per una pellicola destinata a cambiare per sempre la storia del cinema (e non solo quella), scelsero il loro set solo per i bassi costi garantiti da questi luoghi ancora poco affollati, frequentati non da vip ma da hippies, territori giovani per costituzione amministrativa e età dei residenti. Miami non esisteva, per l’immaginario collettivo mondiale, prima di “Deep Throat”, quindi un piccolo tributo viene spontaneo aspettarselo.
Invece niente. Il pullman della City Bus passa per Collins Avenue senza che la guida si preoccupi di far notare che questa è la strada in cui, nei celeberrimi titoli di testa del film, Linda guida la sua auto passando tra palme e grattacieli; si fa tappa nel verdissimo quartiere chic di Coconut Grove ma nessuna visita è programmata per chi volesse magari vedere dal vero la villetta appartenuta al Barone libertino Joseph “Sepy” De Bicske Dobronyi dove venne girata la storica scena della “visita medica” in cui il Dottor Jayson scopre la particolarità fisica della protagonista, e trova il rimedio all’infelicità dei suoi mancati orgasmi. Né, tantomeno, ai turisti paganti è data l’opportunità di passare sul Biscayne Boulevard, allora sede del Voyager Motel, in cui furono girate altre scene-chiave del film.
Insomma, nonostante “Gola profonda” abbia fatto da apripista all’immagine della città come mecca del divertimento e del vizio, dando il via alla sua fortuna economica, Miami sceglie di non pagare il debito di riconoscenza, e lascia “Deep Throat” fuori dai must-see per turisti, perdendo l’occasione di dimostrarsi coerente con la sua fama di capitale del peccato e dimostrandosi, al contrario, medaglia d’oro di bigottismo.
Per fortuna esistono siti web specializzati con tutti gli indirizzi esatti, e il navigatore dell’Iphone per trovarseli da soli, i veri luoghi storici di Miami. Per fortuna la formula del City Bus è quella hop-on/hop-off, che ti permette di salire e scendere quando e dove preferisci. Per fortuna un viaggiatore solitario può trovarseli da sé, i luoghi cult del cinema pornografico e, gira che ti rigira, finire col mandarle a farsi fottere comunque, le moraliste (e quindi amorali) compagnie di visite preconfezionate.
(Andrew Roy Thackeray, "Miami Beach Outside in")